Conosciamo meglio questa indagine, a volte indispensabile per individuare eventuali alterazioni e diagnosticare con precisione numerose patologie gastrointestinali.
La gastroscopia è l’esame che permette di avere una “immagine” istantanea di esofago, stomaco e prima parte dell’intestino. Parliamo della esofagogastroduodenoscopia, genericamente chiamata gastroscopia, indagine a volte indispensabile per individuare eventuali alterazioni e diagnosticare con precisione numerose patologie gastrointestinali.
Spesso temuta perché fastidiosa, con una semplice preparazione e una lieve sedazione può essere tollerabile, come ci spiega il dottor Fausto Lella, responsabile dell’Unità operativa di Endoscopia digestiva e gastroenterologia del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (Bergamo): “Si tratta di un esame diagnostico fondamentale che consente di visionare l’interno dell’esofago, dello stomaco e la prima parte dell’intestino tenue o duodeno. Questa indagine consiste nell’inserimento di una sonda lunga e flessibile, con un diametro di circa 1 cm, dotata di una telecamera e una luce bianca sulla punta, che viene chiamata gastroscopio. Grazie all’utilizzo di questo strumento, la procedura consente al medico endoscopista di avere una visione chiara e immediata della parete interna di esofago, stomaco e duodeno e individuare o escludere la presenza di lesioni. Durante l’esame, inoltre, lo specialista ha la possibilità di prelevare dei piccoli frammenti di mucosa per la biopsia, che verranno poi analizzati permettendo di diagnosticare in modo ancora più approfondito patologie del primo tratto dell’apparato digerente consentendo terapie più mirate”.
La gastroscopia è un esame che di solito è prescritto dal medico gastroenterologo. La sua esecuzione è indicata per la diagnosi di numerosi disturbi e patologie, e per comprenderne le cause:
- nausea, vomito, difficoltà digestive persistenti con sintomi d’allarme come età superiore a 55 anni, calo di peso, familiarità di I grado;
- disfagia, ovvero difficoltà di deglutizione e sensazione di stop del cibo in esofago;
- pirosi retrosternale o epigastrica resistente a terapia nel sospetto di malattia da reflusso gastro-esofageo;
- sanguinamento del tratto digestivo alto, comprovato da episodi di emissione di sangue rosso vivo con vomito o dalla presenza di feci scure (melena);
- infezione da Helicobacter Pylori (responsabile di disturbi gastrointestinali ricorrenti, nel sospetto di ulcere gastriche o duodenali, gastriti appartenenti a lesioni con caratteristiche pre-cancerogeniche);
- anemia;
- sospetta celiachia quindi per conferma o esclusione con istologica dopo biopsie duodenali;
- asportazione endoscopiche di polipi gastrici e duodenali riscontrati occasionalmente in corso di gastroscopia o con altre metodiche;
- controllo dopo precedenti di gastroscopia con istologico di lesioni precancerose;
- controllo dopo asportazione chirurgica totale o parziale di tumori gastrici ed esofagei;
- tumori.
“Trattandosi di un esame invasivo e fastidioso – continua Lella –, è prescritto solo quando l’anamnesi (la raccolta di notizie che riguardano il paziente) e l’esecuzione di esami preliminari non sono sufficienti a dare una certezza diagnostica dei disturbi che la persona sta avendo ed è quindi necessario approfondire nel dettaglio lo stato di salute delle mucose di esofago, stomaco e duodeno. L’esame necessita di una preparazione semplice, ma fondamentale. La persona deve restare a digiuno da almeno sei ore precedenti, perché la presenza di alimenti o liquidi nello stomaco interferirebbe con un’adeguata esplorazione del viscere. È richiesta inoltre la sospensione di alcuni farmaci qualche giorno prima della procedura, ma sarà il medico a valutare caso per caso”.
E ancora: “È bene dire che la gastroscopia non provoca dolore, ma può risultare piuttosto fastidiosa. Per questo motivo, per rendere l’esame un po’ più tollerabile e aiutare la persona a tranquillizzarsi e agevolarne l’esecuzione, è possibile ricevere prima di iniziare una leggera sedazione con uno spray anestetico spruzzato direttamente in gola o, per i più ansiosi, una sedazione cosciente per via endovena. La persona viene fatta poi sdraiare sul fianco sinistro su un lettino. A questo punto il medico procede inserendo delicatamente l’endoscopio attraverso la gola, aiutandosi con un boccaglio che viene posizionato tra i denti, per evitare di mordere lo strumento nel corso dell’esame. Lentamente il tubo viene fatto scendere lungo l’esofago, nello stomaco fino a raggiungere il duodeno”.
L’indagine dura circa cinque-dieci minuti. Se si è deciso di ricevere la sedazione, la persona è tenuta sotto controllo per qualche minuto, dovrà essere accompagnata a casa e non dovrà guidare nelle ore successive, in quanto il farmaco sedativo somministrato potrebbe avere effetti sulla facoltà di giudizio e rallentare i riflessi. Conclude lo specialista: “La gastroscopia può essere eseguita da tutti. Una particolare attenzione andrebbe però riservata a persone molto anziane e a chi è affetto da patologie cardiache e/o respiratorie”.
Redazione Nurse Times
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