Il progetto ha preso piede grazie all’iniziativa di una ex caposala e ai riscontri positivi forniti dai pazienti.
Agli occidentali, fin troppo abituati agli analgesici, può sembrare strano, ma l’ipnosi è uno strumento alternativo ai farmaci per eliminare il dolore. Lo si sa da molto tempo, e un’esperienza positiva in questa direzione è in atto nel reparto di Chirurgia dell’ospedale di Gardone (Brescia). Una tecnica non nuova, basata su una letteratura medica ampia, già utilizzata in altri nosocomi e portata in Val Trompia grazie all’entusiasmo di un’equipe formata da due infermiere e una dottoressa, che hanno saputo coinvolgere Maurizio Ronconi, direttore del reparto.
Parliamo di un nuovo approccio per trattare il dolore e garantire maggiore attenzione ai degenti, che ben si sposa con le caratteristiche di un presidio periferico che, a differenza di strutture più grandi, può permettersi il tempo necessario a un’accoglienza differente.
Tutto parte da un principio che Ronconi ha saputo trasmettere al suo reparto: attenzione per la persona, ancor prima che per le cure. Ne sono una dimostrazione le decine di lettere di apprezzamento lasciate dai pazienti in occasione delle dimissioni. «La pioniera è stata la mia ex caposala, Annalisa Poli, che di sua spontanea volontà è andata a fare un corso – racconta il primario –. È stata lei, particolarmente attenta alle esigenze del malato, a portare questa tecnica nell’ambulatorio di Vulnologia, in cui curiamo le ulcere agli arti inferiori».
L’induzione ipnotica è stata immediatamente abbracciata dalla nuova caposala Gabriella Peli e dalla dottoressa Marzia Belloni. Il primario ha quindi proposto al consiglio di dipartimento chirurgico un percorso formativo autorizzato e pagato dall’Azienda ospedaliera. «L’istanza è stata accolta inizialmente come una curiosità, ma ci è stata data fiducia continua Ronconi -. Belloni e Peli sono tornate dal corso ancora più entusiaste. Abbiamo quindi esteso l’ipnosi, inizialmente impiegata per le ulcere delle gambe, ad altre medicazioni particolarmente dolorose e a esami invasivi, come l’endoscopia digestiva».
Ronconi vuole tenere i piedi per terra, ma i riscontri dei pazienti non passano inosservati. Con l’ipnosi è stata tolta anche un’unghia incarnita, intervento particolarmente doloroso anche con l’anestesia locale. Come funziona? Le istruzioni dell’operatore permettono al paziente di raggiungere uno stato alterato di coscienza, rilassando la mente e i muscoli, che si “sciolgono” completamente. In questo modo si allenta la tensione, allontanando ansia e dolore. Tra i pazienti c’è anche chi si è portato a casa questa esperienza per combattere ansia e insonnia. E adesso? «Vorrei avere un ambulatorio di piccola chirurgia fatta in questo modo, con pazienti selezionati – conclude il primario –. Non tutte le persone sono predisposte».
Redazione Nurse Times
Fonte: Bresciaoggi
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