Tre salvataggi da parte di personale laico abilitato all’uso del DAE, Defibrillatore esterno semiautomatico. Sono avvenuti ad aprile, due in Toscana ed uno a Torino. La formazione sanitaria, la sensibilizzazione all’aiuto e la diffusione capillare di presidi salva-vita… funzionano.
L’arresto cardiaco extra ospedaliero continua ad essere una delle principali cause di morte in tutto il mondo. In circa l’85% dei casi, la morte sopraggiunge a causa di una aritmia ipercinetica ventricolare, Tachicardia ventricolare (TV) o fibrillazione ventricolare (FV), per cui l’unica terapia efficace è uno shock elettrico (Defibrillazione) precoce. Da diversi anni sono a nostra disposizione degli apparecchi, i defibrillatori automatici esterni (DAE), che sono in grado di riconoscere le aritmie ipercinetiche e di guidare con messaggi vocali l’operatore (addestrato) ad eseguire le manovre che costituiscono la defibrillazione.
Ad aprile ci sono stati ben 3 salvataggi sul territorio italiano, effettuati da personale laico formato ed abilitato all’utilizzo del DAE con corsi BLS-D.
Il primo caso è avvenuto il 15 aprile a Foiano della Chiana (Arezzo) dove, alle 2 di notte, è stata soccorsa una persona a terra senza segni di vita. Il tempestivo e risolutivo intervento è stato possibile grazie al progetto “Arezzo Cuore” che prevede, in casi di emergenza come questo, che le persone abilitate all’utilizzo del presidio e alle manovre di Basic Life Support siano raggiunte da un sms del 118. Il soggetto a terra è stato soccorso repentinamente con le manovre di rianimazione cardio-polmonare e col defibrillatore gestito dall’Avis, presente al fontanino dell’acqua di Foiano. Con successo.
Il secondo episodio è avvenuto il 19 aprile ad Albergo, dove intorno alle 8 di mattina è stata segnalata al 118 la presenza di un uomo a terra, incosciente, nel giardino di casa sua. Il defibrillatore è arrivato praticamente subito, portato di corsa da un compaesano dell’infortunato che lo ha prelevato dal locale pubblico “Luna Blu”. Una volta sul posto, uno dei ventimila cittadini che nella provincia di Arezzo hanno eseguito con successo il corso BLS-D, ha messo in atto correttamente le manovre rianimatorie del caso tra cui una scarica col defibrillatore, che è stata provvidenziale. Poco dopo è arrivata l’ambulanza con l’infermiere a bordo e l’uomo è stato trasportato all’ospedale San Donato; non prima, però, di diverse soste per effettuare altre scariche defibrillanti. All’arrivo presso il nosocomio vi era la presenza del polso, così il team cardiologico ha provveduto a disostruire il vaso chiuso che ha causato l’infarto.
Il terzo episodio si è verificato il 13 aprile durante la cerimonia del “Giubileo del Malato”, in corso alla Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo di Torino. Un volontario di 60 anni ha perso conoscenza ed è stato salvato dal tempestivo intervento di una suora che ha iniziato immediatamente le manovre di rianimazione ed ha richiesto il defibrillatore. L’uso precoce del presidio ha ripristinato, seppur dopo diverse scariche, il battito del paziente che è stato ricoverato presso la rianimazione dell’Ospedale Maria Vittoria. Il defibrillatore utilizzato era stato donato a marzo alle scuole del Cottolengo dalla Fondazione “La Stampa – Specchio dei Tempi”, in collaborazione con l’Associazione Piemonte Cuore.
Sensibilizzazione, divulgazione delle linee guida, formazione di personale sanitario e laico, educazione a una cultura dell’emergenza e dell’aiuto fin dall’età scolare, diffusione capillare di defibrillatori semiautomatici DAE sul territorio: sono questi i punti essenziali su cui bisogna insistere ed investire per poter leggere sempre più spesso notizie di questo tipo. E magari per poter sperare che un giorno, il fatto di aver salvato una vita… sarà talmente all’ordine del giorno da non rappresentare più una notizia. Utopia…?
Fonti: Corriere di Arezzo, La Stampa
Foto: Wikipedia
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