Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa della Federazione.
Il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha lanciato in questi giorni l’allarme sui medici con contratti a termine che non riescono a integrarsi nel sistema per i pochi posti (per la medicina generale, ma anche per le specializzazioni), gli scarsi finanziamenti e varie incompatibilità.
Come ha sempre ribadito la Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche, a mancare davvero è soprattutto un serio ed equilibrato rapporto tra i professionisti, che si realizzi attraverso lo sviluppo delle competenze.
Almeno 10mila medici in queste condizioni sono “usa e getta”, secondo il ministro? Ci sono circa 15mila infermieri nella stessa situazione, a cui se ne aggiungono almeno altri 3-4mila costretti a un lavoro interinale con cooperative che sfruttano la loro professionalità, senza riconoscere corrispettivi né economici né professionali, e tantomeno di carriera, all’altezza dei professionisti.
Il sistema è complesso e non vogliamo banalizzarlo attraverso slogan, o renderlo malleabile alle istanze nostre o di chiunque altro. La sanità ha bisogno non solo di professionisti, ma di appropriatezza. Ovvero di garantire il giusto professionista, che possa essere messo in grado di rispondere al giusto bisogno, nel giusto contesto, con il giusto utilizzo di risorse nella maggiore autonomia possibile. Serve una visione più ampia e coraggiosa.
Non è possibile immaginare soluzioni che aprano le porte a inserimenti massivi nel sistema, non meritocratici e che soprattutto illuderebbero giovani alla fine ancora una volta non valorizzati, creando l’ennesimo salto generazionale dopo quello provocato dall’ultradecennale blocco del turnover.
La Fnopi è disponibile a sedersi a un tavolo con la Medicina generale (lasciando da parte posizioni vetero-professionali legate a una costruzione dell’assistenza vecchia e che non c’è più o a tentativi improbabili di farsi spazio a gomitate in un mondo in cui ormai si lavora insieme), il ministero e le Regioni per trovare soluzioni multiprofessionali, condivise e, soprattutto, in grado di tutelare chi ora vive nella precarietà, che nessuna legge può risolvere senza le necessarie risorse e una nuova organizzazione del sistema.
Il medico di medicina generale è il clinical manager dei pazienti sul territorio? Bene, l’infermiere è il loro care manager, il loro welfare manager. Perché, dopo la giusta diagnosi e la scelta della migliore terapia, il paziente ha assoluta necessità di essere seguito, guidato e aiutato nei suoi bisogni di salute, con approccio proattivo e trasversale, prerogative queste della professione infermieristica.
Oggi, sul territorio, un medico di famiglia ha un massimale di 1.500 assistiti: Fnopi propone un massimale di assistiti cronici o disabili di 500 per infermieri. Un infermiere che lavori in equipe col medico, un infermiere “di famiglia” accanto e a fianco del medico di famiglia, vere e proprie “micro-equipe” sul territorio, che siano davvero a fianco del paziente, senza soluzioni pericolose e che diano a ciascuno il suo ruolo nel rispetto delle singole professionalità.
Redazione Nurse Times
Lascia un commento