18.516 iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica. È questa la proposta al rialzo sostenuta dalla Federazione Nazionale dei Collegi Ipasvi per l’anno accademico 2017/2018; diverse migliaia in più rispetto agli anni precedenti. E ciò nonostante, ormai da diverso tempo, i corsi di laurea per diventare professionisti dell’assistenza alla persona siano diventati delle autentiche fabbriche di disoccupati (VEDI articolo)…
Eppure, numeri alla mano, la FNC Ipasvi ha presentato questa sua indicazione all’incontro tecnico svoltosi la settimana scorsa al ministero della Salute, in vista dell’accordo sui fabbisogni formativi delle professioni sanitarie; che dovrebbe arrivare al suo momento clou entro aprile 2017.
Come giustificare questa richiesta, nonostante l’evidenza di moltissimi infermieri disoccupati, sfruttati dai soggetti di intermediazione, pagati in nero (VEDI), precari fino allo stremo e/o costretti ad una libera professione che tanto “libera” non è (VEDI)?
Secondo IPASVI, se le nuove norme sull’orario di lavoro europeo (VEDI) fossero davvero applicate, i circa 16.000 infermieri disoccupati, insieme ai circa 7.000 precari, sarebbero presto assunti e stabilizzati.
E sommando a questo il crescente bisogno di assistenza territoriale, dovuto all’invecchiamento della popolazione (e al conseguente aumento delle patologie croniche) e per cui servirebbero sul territorio nazionale ben 47.000 unità infermieristiche (!!!), ecco che i conti tornano: per l’anno accademico 2017-2018, la FNC IPASVI ha chiesto iscrizioni per ben 18.516 posti a bando nei corsi di laurea in Infermieristica.
Anche perché nei prossimi 13 anni, secondo IPASVI, nei servizi pubblici è previsto un aumento della domanda di infermieri da 370mila a 440mila!!!
Il problema è che le nuove norme sull’orario di lavoro sono ancora ben lontane dall’essere applicate ovunque. Basta farsi un giro nelle cliniche convenzionate romane, ad esempio, per farsene un’idea… I motivi sono diversi, tra cui l’assenza di veri e severi controlli, ma ce n’è probabilmente uno su tutti: la paura di denunciare. Già, perché tanti professionisti, per timore di perdere il proprio posto di lavoro precario o di subire mobbing, non ci pensano proprio a rivendicare i propri diritti. E subiscono in silenzio turni da incubo.
Il fenomeno, purtroppo, complice anche questa interminabile e oramai cronicizzata crisi che continua a stravolge e ad umiliare senza pietà professioni e professionisti, è più diffuso di quanto si pensi; e, in alcuni casi, fa della reale applicazione della recente norma europea un autentico miraggio.
E poi sì, ci sono le patologie croniche, l’inarrestabile invecchiamento della popolazione italiana e l’assistenza domiciliare, che dovrebbe rappresentare un settore in costante espansione e dove trovare una sicura occupazione.
L’assistenza territoriale, però, è oramai da tempo immemore nelle avide manine di soggetti di intermediazione senza scrupoli, in tutto il territorio nazionale; che spremono e umiliano i professionisti sanitari pagandoli una miseria, demansionandoli all’inverosimile, non garantendogli nessuna reale tutela (VEDI) e con formule contrattuali (quando ci sono) ridicole e da denuncia.
Forse sarebbe il caso di spiegare anche tutto ciò ai giovani che, stoltamente ed inconsapevolmente, leggono questi numeri e si avvicinano oggi al corso di laurea in infermieristica, con la speranza di diventare dei professionisti considerati tali e retribuiti di conseguenza… o no?
La FNC ha specificato anche come nel risultato finale vada incluso il capitolo relativo alla “opzione” libera professione. Perché i liberi professionisti infermieri sono tanti ed in costante aumento. E ciò non stupisce affatto, visto che per loro aprire la partita iva è sempre più spesso l’unica strada per poter lavorare, più che una “opzione”; sovente, con una retribuzione oraria lorda o con tariffe che creerebbero indignazione e sgomento anche in badanti o in addetti alle pulizie (con tutto il rispetto per questi mestieri).
Siamo sicuri, perciò, che bisogna davvero aumentare i posti disponibili nei corsi di laurea in Infermieristica, così da produrre ogni anno diverse migliaia in più di professionisti a spasso, precari, sottopagati, mobbizzati, demansionati e psicologicamente triturati?
Non proprio. Ma non siamo solo noi di Nurse Times, a dirlo. Perché secondo i calcoli utilizzati per la verifica dei parametri domanda-offerta nella Joint Action europea (“Health Workforce Planning and Forecasting”), relativamente alle proiezioni sui servizi pubblici, in assenza di misure di revisione degli organici un incremento di posti a bando come quello richiesto dalla FNC IPASVI causerebbe un esubero di circa 45-50.000 infermieri nel 2025-2030!
Per concludere… come ogni anno, le trattative sono in corso e, come ogni anno, molto probabilmente porteranno a una proposta finale in linea con quella degli anni precedenti (12/14.000 nuovi aspiranti infermieri, VEDI).
Pochi? Troppi? Giusti? Con il mercato attuale del nostro paese, purtroppo, forse l’aggettivo più giusto è “poveri”. POVERI INFERMIERI!
Fonte: Quotidiano Sanità, Sole24Ore
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