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Firenze, 125 nuovi infermieri alla Giornata del Neolaureato

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Firenze, 125 nuovi infermieri alla Giornata del Neolaureato
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L’incontro è stato organizza dal Collegio interprovinciale di Firenze-Pistoia.

Centoventicinque nuovi professionisti, tra infermieri, infermieri pediatrici e assistenti sanitari. A loro è stata dedicata la Giornata del Neolaureato, organizzata dall’Ente ordinistico Ipasvi di Firenze-Pistoia e tenutasi a Firenze. A introdurre l’incontro è stato Danilo Massai, presidente del Collegio interprovinciale di Firenze-Pistoia, che si è soffermato sull’importanza dell’equo compenso: «Dovete comprendere l’importanza di un compenso equo e non piegarvi a offrire prestazioni che non rendono giustizia alla vostra formazione e alla vostra preparazione. Siamo consapevoli che servono regole e contratti validi e ci batteremo per questo. Adesso dovete imparare a lavorare in modo efficace con gli altri e capire che non è l’ospedale il futuro della vostra carriera, ma il territorio. Il territorio riporta all’essenza dell’infermiere come figura che prende in cura la persona, la accompagna nell’apprendimento della tenuta delle cure e la educa alla fruizione dei servizi sanitari. Per questo stiamo studiando un percorso di formazione dedicato. Non vogliamo perdere il patrimonio che rappresentate e ci impegneremo per il vostro lavoro, per la certificazione delle competenze e per recuperare tutti quelli che hanno scelto di lavorare all’estero».

Cinzia Beligni, segretaria dell’ente ordinistico ha ringraziato i presenti, aggiungendo che «nel mondo del lavoro ci saranno situazioni in cui il vostro sorriso sarà messo a dura prova, ma voi non dovete perderlo, perché è questo che dà valore alla vostra professione». La parola è passata poi alla giovane infermiera Gioia Finocchiaro: «L’ingresso nel mondo del lavoro non è facile, è un cammino discontinuo. Nonostante tutto, l’impegno e l’amore per la professione ci spostano di mese in mese da un posto all’altro perché le aziende non assumono. Tutti noi vorremo mettere in pratica sul campo le nostre conoscenze, acquisite dai libri o attraverso il tirocinio. La mia aspettativa è quella di poter esercitare questa professione al meglio delle mie possibilità, con l’entusiasmo e la passione che mi hanno spinto a intraprenderla. Mi auguro che sul piano nazionale la nostra professione sia sempre più riconosciuta e valorizzata, e che venga facilitato l’accesso al mondo del lavoro. Non abbattetevi per i problemi che ci saranno e per i periodi di incertezza, ma date un impulso in più a questa professione».

La tavola rotonda sul tema Accogliere nelle professioni infermieristiche si è aperta con Stefano Chivetti dello studio Auxilium (infermieri e professionisti sanitari associati), che ha offerto il proprio punto di vista sulla libera professione: «La libera professione è una scelta che non può essere fatta lasciandosi andare all’improvvisazione. Sono 25 anni che portiamo avanti la lotta per la valorizzazione della professione, soprattutto in ambito libero-professionale. Il primo requisito di un libero professionista è la consapevolezza, la lucidità della scelta. Non scegliete questa strada perché non trovate altro; sceglietela in maniera consapevole. Prendete l’Ordine come punto di riferimento per partire in modo sicuro, non improvvisato e per non rischiare di prendere strade diverse da quelle che la professione deve seguire. Inoltre smettiamo di parlare di tariffe e parliamo piuttosto di onorari professionali. Impariamo a riconoscere tutti i valori da considerare nella definizione del compenso, senza svenderci. La libera professione non è sinonimo di precarietà, ma significa scegliere di esercitare in maniera diversa, non fermarsi solo alla prestazione».

Riallacciandosi al tema della libera professione, Andrea Bottega, segretario nazionale Nursind, ha detto: «Non è precarietà, ma è qualitativamente diversa. Tuttavia, se la libera professione viene usata per bypassare un contratto pubblico o privato, per far sì che esista una flessibilità quando però il datore di lavoro non è flessibile, non è più libera professione. Altro punto che tengo a sottolineare l’importanza di sentire personalmente l’impegno a creare il futuro della professione: non delegatelo ad altri. Il Nursind è nato dagli infermieri ed è uno strumento in mano vostra». Bottega si è soffermato poi sul tema della contrattualizzazione dell’infermiere esperto e dell’infermiere specialista: «Un problema complesso, che richiede una risposta complessa. È necessario calare la figura dell’infermiere specialista nella proposta del tavolo contrattuale ma la situazione al momento ci vede perdenti. La figura dell’infermiere esperto è l’unica spendibile, ma è necessario che siano stanziate risorse economiche».

Ha preso quindi la parola Alberto de Paola, direttore dell’area formazione del corso di laurea in Infermieristica: «Dovete imparare “a essere delle giraffe”, ad avere “il collo molto lungo”, ovvero a evolvervi, adattandovi al cambiamento. Da sempre il profilo professionale dell’infermiere ha messo al centro la persona, ma questa centralità deve essere riscoperta, sfruttando la vostra capacità di adattamento in funzione del cambio generazionale. Nella presa in carico della persona, della famiglia, del contesto in cui vivete, dovete andare a ricercare quello che oggi non c’è. L’università deve essere continuamente stimolata da parte di chi è nel mondo del lavoro. Dovete pensare oggi a quello di cui avremo bisogno fra trent’anni. Sono la curiosità e lo stupore a dovervi guidare nell’esercizio della professione. Con l’obbiettivo di mettere al centro la persona e la qualità della sua vita».

Questo, invece, l’intervento di Paola Bobini, consulente per la Regione Toscana di Eures, piattaforma che aiuta i candidati a trasferirsi all’estero e a trovare un impiego in Europa: «Il nostro è un ruolo di consulenza. Consiste nel dare informazioni, facendo incontrare domanda e offerta lavoro. L’esperienza di lavoro all’estero rappresenta un arricchimento, l’acquisizione di nuove competenze tecniche e linguistiche. Sul portale Eures si possono trovare offerte di lavoro in ventotto Paesi europei e, oltre a queste, attualmente sono presenti due progetti attivi: “Your First Eures Job” e “European Solidaruty Corp”, che prevedono finanziamenti finalizzati al rimborso di chi svolge un’esperienza di lavoro in altri Paesi. Inoltre la Regione Toscana mette a disposizione borse individuali di mobilità professionale per svolgere un’esperienza lavorativa o di tirocinio in un Paese dell’Unione Europea o dell’Efta».

Così, poi, Matteo Galletti, filosofo ed esperto di etica: «L’etica ha a che fare con una parte importante che caratterizza la vostra professione. Il vostro codice deontologico non include solo obblighi, ma anche valori della professione. Ad esempio non basta dare informazioni, ma occorre anche assicurarsi che il paziente le abbia comprese. Molto spesso si dice che il nucleo etico è l’etica della cura, ma non si deve pensare che questa sia etica del sacrificio: bisogna tenere conto di chi è assistito, ma anche di chi assiste; curare un’etica della relazione. Il mondo della sanità è in continua trasformazione. La progressiva tecnologizzazione, la società che si trasforma ed è sempre più multiculturale sono aspetti che pongono delle sfide. Il confronto tra culture diverse ha un forte impatto sul lato etico della professione e anche qui serve un continuo aggiornamento. Voi potete entrare a far parte del comitato etico per portare avanti un confronto positivo, anche grazie all’apporto della professione infermieristica».

Infine Cristina Rossi, dirigente del dipartimento Assistenza infermieristica e ostetrica della Asl Toscana Centro: «Al di là del percorso che intraprenderete, tenete sempre presente che nella Asl Toscana Centro, che conta circa 12mila dipendenti, esiste una grande forza, che è dietro ogni singolo infermiere. Siamo rappresentati, e la nostra categoria è interpellata e ascoltata ai massimi livelli. Siamo ben organizzati e abbiamo tante possibilità e opportunità di carriera». Rossi ha poi parlato di un’importante novità: «In questi giorni abbiamo intrapreso una vera rivoluzione territoriale: stiamo lavorando in sinergia con la Medicina generale e siamo pronti a partire con la sperimentazione dell’infermiere di famiglia. Una grande rivoluzione, che spero ci porti verso una professione territoriale molto più indipendente e molto più autonoma».

Collegio Ipasvi Firenze-Pistoia

 

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