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Fimmg,”4 miliardi per cure a casa, ma niente fondi per i medici”

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Emilia Romagna, la nuova figura del direttore assistenziale non piace ai sindacati medici
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Roma, 16 ago. – “Sulle cure domiciliari non si tiene conto del carico sui medici di famiglia né ci sono investimenti specifici per i camici bianchi. Nei 4 miliardi previsti per questa forma di assistenza, con i fondi del Pnrr, non ci sono risorse né per noi né per la specialistica ambulatoriale.

Questi soldi incentivano solo la struttura organizzativa, non c’è nulla per chi poi dovrà concretamente assistere i pazienti a casa, a parte gli infermieri che vengono assunti per questo. Ma quando l’infermiere dovrà chiamare il medico chi chiamerà?”. Così, all’Adnkronos Salute, il segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti, commentando l’intesa sulle cure domiciliare raggiunta qualche giorno fa tra Stato e Regioni.

“A settembre, come Fimmg – spiega Scotti – faremo una segreteria di tre giorni nella quale decideremo che atteggiamento politico assumere perché non si può andare avanti, in questo Paese, utilizzando lo stato di emergenza per superare la dialettica democratica di chi rappresenta le categorie. Ad oggi noi – denuncia – non siamo stati minimamente consultati su nessuno degli atti che ci riguardano, dai più banali, come quelli del Green pass, sul quale avevamo anche segnalato qualche incongruenza nell’affidare incombenze amministrative a un professionista medico.

Con i problemi pratici del caso, come l’impossibilità di trasferire le password del medico – le stesse necessarie per fare certificati e ricette – ai collaboratori di studio che potrebbero stampare il documento”. Dunque, “se non saremo coinvolti decideremo come farci sentire con gli strumenti tipici di un sindacato”. Con l’assistenza domiciliare che si delinea “in pratica si chiede al medico di famiglia di continuare a fare il suo lavoro, e di fare, in più, i turni nelle case di comunità, essere sempre reperibile per l’assistenza domiciliare su attivazione da parte di un infermiere.

Tutto questo nell’ambito delle risorse attuali? O vogliono dei superman, in grado persino di allargare il tempo di una giornata oltre le 12 ore o si sta gravando esageratamente su una categoria, già poco attrattiva, favorendo la fuga da questa professione da parte di chi va in pensione in anticipo e dei giovani che non entrano. Con il rischio di lasciare molti italiani senza medico di famiglia”, conclude Scotti.

Scotti sottolinea quindi che “si continuano a stilare protocolli di intesa come se le risorse umane che ci sono alla base di questi processi fossero estranee. Così non si va avanti. A fronte di questo, e delle necessità contrattuali nuove più volte evidenziate dalla Fimmg, le Regioni preferiscono un contratto che si firmerà già vecchio che non tiene conto di queste dinamiche. Noi però, è certo, non firmeremo un contratto anti storico”, ammonisce.

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