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Fiaso: “Troppi ricoverati in terapia intensiva non sono vaccinati contro il Covid”

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Coronavirus, studio australiano rivela: "Terapia intensiva 16 volte più probabile per i non vaccinati"
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La media è del 74%, ma in alcuni ospedali si arriva al 100%. Lo rivela il monitoraggio della rete degli ospedali sentinella della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere.

Ben il 74% dei pazienti ricoverati in terapia intensiva è costituito da persone non vaccinate contro il coronavirus o che non hanno completato il ciclo vaccinale. Ma in alcuni ospedali si raggiunge anche il 100%. E’ quanto emerge dal monitoraggio della rete degli ospedali sentinella della Fiaso (Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere), costituita da 16 strutture sanitarie, che ha analizzato i dati al 16 novembre.

Un esempio concreto? L’Azienda dei Colli Monaldi-Cotugno di Napoli. “Nella nostra Terapia intensiva il 100% dei pazienti risulta non vaccinato – riferisce il direttore generale Maurizio Di Mauro –. A confronto con le precedenti ondate l’ospedalizzazione è inferiore rispetto al tasso di positività. E’ la dimostrazione che i vaccini funzionano, ma occorre non abbassare la guardia per evitare il contagio, dato che continuano a circolare troppi soggetti non vaccinati. Bisogna continuare ad adottare precauzioni, come l’utilizzo della mascherina ed evitare assembramenti e luoghi affollati”.

Fiaso ha tracciato poi l’identikit di chi, nonostante il vaccino, è finito in rianimazione. Nel 70% dei casi si tratta di pazienti con gravi comorbidità, affetti da cardiopatia, obesità grave, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva, neoplasia, oppure dializzati, trapiantati o immunosoppressi. Tutte patologie che possono aver comportato il fallimento della vaccinazione. Di contro, la percentuale di pazienti non vaccinati e con comorbidità si abbassa al 57%. Ciò significa che i soggetti sani non vaccinati hanno maggiori probabilità di essere ricoverati in terapia intensiva rispetto ai vaccinati, i quali, quando ci finiscono, è per lo più a causa della comorbidità.

Cambia, inoltre, l’età media dei ricoverati in terapia intensiva. Quella dei vaccinati è 70 anni, mentre quella dei non vaccinati è 61. “L’analisi conferma ancora una volta l’efficacia della vaccinazione nella protezione dalle forme gravi della malattia – commenta Giovanni Migliore, presidente Fiaso –. La stragrande maggioranza dei ricoverati in terapia intensiva è composta da non vaccinati, in buono stato di salute e più giovani rispetto ai vaccinati”.

Aggiunge Migliore: “Grazie al focus sulle condizioni cliniche è inoltre possibile rilevare come i pochi vaccinati che purtroppo arrivano in rianimazione hanno in media un’età più alta, pari a 70 anni, e sono per oltre due terzi affetti da gravi patologie, che potrebbero aver determinato una non adeguata o minore risposta immunitaria al vaccino. Gli studi recenti dimostrano il calo dell’efficacia della vaccinazione a distanza di oltre sei mesi. Per questo è necessario accelerare sulla somministrazione della terza dose. Quanto agli operatori sanitari, più esposti al rischio di infezione e a costante contatto con pazienti fragili, sia reso obbligatorio il richiamo vaccinale con la dose booster per salvaguardare il funzionamento del Servizio sanitario nazionale”.

Redazione Nurse Times

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