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Fials Milano: “Gli infermieri di famiglia? Un grande bluff”

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Coronavirus, "Per la fase 2 servono gli infermieri di famiglia"
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Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa redatto dal sindacato in occasione della Giornata internazionale dell’infermiere, celebrata ieri.

In occasione della Giornata internazionale dell’infermiere (celebrata ieri, 12 maggio, ndr) Fials Milano area metropolitana denuncia il problema degli infermieri dimenticati. Parliamo degli infermieri di famiglia, che in onor di proclami da Covid hanno partecipato e vinto concorsi che avrebbero dovuto portare, insieme alla nascita dele case di comunità (mai sorte, in molti casi), a una riforma della sanità territoriale.

La politica li ha utilizzati come slogan, ma poi di fatto, non ha saputo strutturare un piano operativo che valorizzasse la loro professionalità. Di conseguenza gli infermieri di famiglia a Milano e provincia fanno da tappabuchi: assistenza integrativa, protesica, servizio vaccinazioni, welfare, consultori, ambulatorio infermieristico, vaccini, tamponi, senza progettualità alcuna.

Viene detto loro dalla sera alla mattina cosa devono fare, dove devono lavorare e con quali prestazioni. Nel caso le aziende cui fanno riferimento siano afferenti a un territorio ampio, possono essere spostati anche di 40 chilometri nel giro di poche ore. Vengono parcheggiati in corsi di formazioni permanenti. Alcuni di loro sono finiti a lavorare in ospedale, cosa che avrebbe dovuto avvenire solo in fase emergenziale. Altri, non vengono utilizzati nei reparti dove c’è carenza di personale (cosa anche corretta, perché parliamo di personale che ha partecipato a un concorso per prestazioni ben differenti), ma neppure nelle case di comunità. Molti vincitori di concorso, quando hanno compreso che non averebbero svolto la professione di infermiere di famiglia, si sono dimessi.

Chi avrebbe dovuto essere l’infermiere di famiglia: un professionista che si occupa della valutazione dei bisogni di salute, prevenzione primaria, secondaria e terziaria; che conosce i fattori di rischio prevalenti nel territorio di riferimento, la relazione d’aiuto e l’educazione terapeutica; stende piani assistenziali infermieristici, individua quesiti di ricerca infermieristica, ma orientata anche ai servizi, fa una valutazione, indicazione e prescrizione dei presidi necessari. Questo è il progetto tradito.

Mimma Sternativo, segretario Fials Milano area metropolitana: “E’ stato tradito il progetto dell’infermiere territoriale sul nascere. Era stata prospettata loro una nuova figura professionale, che desse risposte sul territorio, in cui hanno creduto e investito. Un’innovazione solo ventilata. Tantissimi si sono addirittura licenziati, vista l’assenza di prospettiva. Sul territorio non è cambiato pressoché nulla per il cittadino, e non per responsabilità dei professionisti, che possono e vogliono fare la differenza. Mi pare che il Covid non ci abbia insegnato nulla, specie rispetto al buon utilizzo delle risorse”.

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