Lo strano caso di Angela Cavazza, erroneamente accusata di aver svolto volontariato in malattia.
Nel giro di un anno è stata prima licenziata in tronco dall’ospedale e poi, con decisione del tribunale del lavoro di pochi giorni fa, reintegrata. Lei è Angela Cavazza, infermiera professionale del pronto soccorso del Sant’Anna di Cona (frazione di Ferrara), quasi 20 anni di esperienza sulle spalle e dal 2002 alle dipendenze dell’Azienda ospedaliera, accusata di aver svolto servizi di volontariato in ambulanza, per conto di un’associazione e senza l’autorizzazione dell’ospedale, in un giorno di malattia.
Ma procediamo con ordine. L’infermiera doveva svolgere un turno notturno dalle 21 alle 7 tra sabato 18 febbraio 2017 e domenica 19, ma il mattino del 18 comunicava di essere malata. Un “dato pacifico”, scrive oggi il giudice Monica Bighetti. Il 21 produceva un certificato medico cartaceo, datato 20 febbraio, nel quale il dottore, sbagliando, “riferiva la sua assenza dal lavoro il 19 e 20 per motivi di salute”. L’assenza del 18, dunque, non era stata compresa. Da qui il bubbone.
Già, perché il Sant’Anna venne a sapere che il 20 l’infermiera aveva prestato servizio come volontaria su un’ambulanza di Comacchio Soccorso. Immediata la segnalazione disciplinare, nonostante il tentativo della donna di dimostrare l’errore del medico nel compilare il certificato. A rafforzare la sua spiegazione, due nuovi documenti dello stesso dottore, che così recitavano: “Dichiaro che ho redatto erroneamente il 20 febbraio un certificato di malattia per i giorni 19 e 20, essendo in realtà i giorni da coprire il 18 e 19”. La risposta dell’Azienda? Un atto “inidoneo” e assenza del 18 “ingiustificata”.
Il 24 maggio la mazzata finale: licenziamento e tanti saluti. Una decisione impugnata dagli avvocati Daniela Bellettini ed Ermanno Rossi e accolta dal giudice del lavoro con sentenza depositata sabato 28 aprile: “Il 20 febbraio – scrive la Bighetti – Angela Cavazza non ha prestato attività di volontariato in regime di malattia, bensì in giorno di riposo”. Nessuna violazione, dunque, “del dovere di fedeltà”.
Inoltre l’attività di volontariato “era svolta alla luce del sole, essendo indubitabile che la Cavazza giungesse al Ps, dove lavorava, con l’ambulanza della Comacchio Soccorso e vista da tutti. Le sue generalità erano contenute nella pagina ‘Consegne emergenza’ della centrale operativa 118, tanto che è bastata una semplice richiesta del responsabile per verificarne la presenza il 20 febbraio”. Nessuna giusta causa per metterla alla porta, insomma, perché “il fatto non sussiste”, e per questo l’infermiera dovrà essere “immediatamente reintegrata”.
Fonte: il Resto del Carlino
Lascia un commento