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Enpapi (cassa di previdenza degli infermieri): sequestrati oltre 40 milioni di euro

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Enpapi, le dichiarazioni della vicepresidente. Altri dettagli dell'accusa
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L’inchiesta Enpapi si arricchisce di nuovi particolari: la Gdf sequestra oltre 40 milioni

Sequestrati beni per oltre 40 milioni di euro nelle indagini che coinvolgono i vertici dell’Enpapi, cioè l’ex presidente Mario Schiavon e l’ex direttore generale Marco Bernardini insieme all’imprenditore Giovanni Conte, all’avvocato P.G. e al commercialista Enrico Di Florio.

I militari del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di finanza hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip di Roma per reati di corruzione commessi nell’ambito della gestione dell’Ente nazionale di previdenza e assistenza della professione infermieristica.

I fatti oggetto della vicenda sarebbero avvenuti tra il settembre 2010 ed il febbraio 2019.

Il provvedimento dispone la sottoposizione a vincolo, nei confronti degli indagati, di disponibilità per oltre 40 milioni di euro, sotto forma di risorse finanziarie, partecipazioni societarie e beni mobili e immobili. Tra questi ultimi, concentrati soprattutto nelle province di Roma, Potenza, Grosseto e Gorizia, vi sono alcune ville, ubicate nel quartiere Casal Palocco di Roma, all’Argentario e nel goriziano.

Attraverso l’attivazione dei canali della cooperazione giudiziaria, sono stati attinti anche rapporti finanziari elvetici riconducibili a uno degli indagati. Destinatari della misura sono un noto imprenditore lucano, un avvocato e un commercialista operanti su Roma nonché il presidente e il direttore generale pro-tempore dell’ente.

L’operazione costituisce un ulteriore tassello dell’indagine che ha già portato, lo scorso febbraio, all’arresto dei predetti indagati, per le plurime utilità corrisposte ai vertici dell’Enpapi coinvolti. Gli importi sottoposti ora a sequestro costituiscono il vantaggio economico che corrotti e corruttori hanno tratto dal sistema illecito disvelato dalle indagini.

I vertici dell’ente colpiti dal provvedimento di sequestro hanno infatti preso parte ad accordi corruttivi da cui hanno tratto consistenti utilità economiche, incuranti degli interessi di migliaia di associati. I due professionisti coinvolti hanno lucrato profitti illeciti per circa 34 milioni di euro, tramite i numerosi incarichi di consulenza conferiti dalle società di gestione dei fondi ove l’ente previdenziale aveva nel tempo investito.

Un «sistema» che avrebbe consentito agli ex vertici dell’ente di intascare tangenti mascherati da consulenze per 1 milione di euro, restauri di un appartamento, fatturazioni fittizie e biglietti aerei per assistere a Berlino alla finale di Champion’s League 2015 (Barcellona-Juventus). Non solo: in «almeno 19 occasioni», nel «periodo compreso tra il gennaio 2018 e il febbraio 2019», G. avrebbe organizzato «incontri con ragazze con le quali Bernardini (anche assieme allo stesso G.) trascorreva la serata o la nottata in ristoranti o alberghi in diverse località (tra cui Roma, Milano e Taormina)». Secondo i pm le donne sarebbero state «pagate tra i 500 e gli 800 euro ad evento».

L’acquisto della sede Enpapi
Schiavon, alla guida dell’ente dal 2003, già nel 2015 era entrato nel mirino della Gdf che aveva acquisito documenti relativi all’acquisto delle sede di via Farnese 3 a Roma, comprata nel 2009 per 20 milioni e che pochi giorni prima era passata di mano per soli 16 milioni.

I rilievi della Commissione di vigilanza
Stando alle ipotesi della Procura di Roma, Schiavon e Bernardini «hanno agito venendo meno all’obbligo di fedeltà e imparzialità» liquidando il patrimonio dell’ente previdenziale attraverso investimenti con operazioni ritenute illecite. «Indici sintomatici di tali violazioni» sono riassunti in parte nei rilievi mossi dalla Covip (Commissione di vigilanza sui fondi pensione) e inviati ai ministeri del Lavoro e dell’Economia l’’1 maggio 2017. L’indagine penale, invece, ha ricostruito una serie di operazioni «opache».

La delibera consiliare
È il caso della delibera consiliare del 13 novembre 2015, con la quale l’Enpapi «determinava – si legge negli atti – di acquistare fondi di investimento immobiliare e di private equity sino a 180 milioni di euro».

Un’operazione che Schiavon compie con la Tendercapital Ltd con sede a Londra ma direttamente riconducibile a Conte. O ancora, l’acquisto, tra il 2012 e il 2017, di fondi di investimento per 360 milioni di euro, che consentivano a G. e Di Florio di realizzare 46 milioni di euro di guadagni. Infine c’è la «svendita» di una Rsa (Residenza sanitaria per anziani) in provincia di Potenza, ceduta per oltre 3 milioni alla società Phare srl di Conte, che la rivende, appena due mesi più tardi, a quasi 6 milioni di euro.

Redazione NurseTimes

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