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Emergenza-urgenza, Fnopi: “Formazione universitaria specifica per gli infermieri”

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Emergenza-urgenza, Fnopi: "Formazione universitaria specifica per gli infermieri"
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La risposta in emergenza ai bisogni dei cittadini nell’emergenza-urgenza richiede diversi livelli di intervento, a seconda della situazione, e un approccio multiprofessionale. A determinare i diversi livelli di risposta sono soprattutto le competenze che i professionisti esprimono attraverso la specializzazione della singola professione, ma soprattutto mediante l’integrazione delle stesse competenze nel lavoro del team, che consente di aumentare la capacità di risposta.

Sulla base del livello di complessità della richiesta di soccorso è necessario differenziare, in primis l’organizzazione del sistema, partendo da una risposta di soccorso di base. Solo successivamente il “mezzo di soccorso avanzato a gestione infermieristica”. Infine il soccorso con un team multidisciplinare. Nello specifico, il mezzo a gestione infermieristica agisce mediante PDTA e algoritmi di trattamento validati.

La posizione della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) sulla situazione della medicina di emergenza-urgenza l’ha declinata alla Commissione Affari sociali della Camera, Massimiliano Sciretti, consigliere nazionale della Federazione, nell’audizione nell’ambito dell’indagine conoscitiva della XII Commissione Affari sociali sulla situazione della medicina d’emergenza-urgenza e dei pronto soccorso in Italia.

Il personale infermieristico che opera nel sistema di emergenza, ha spiegato Sciretti, deve acquisire una specifica formazione mediante percorsi universitari post-lauream o tramite percorso formativo regionale certificato, nelle more dell’istituzione di un corso di laurea magistrale dedicato. La professione infermieristica, con capacità decisionale, autonomia e responsabilità, opera nei vari setting assistenziali del sistema emergenza-urgenza per rispondere ai bisogni del Paese e dei suoi cittadini in un’ottica multiprofessionale e multidisciplinare.

Il crescente numero di anziani, la maggiore longevità, e la conseguente maggiore morbilità hanno determinato nella popolazione generale italiana un aumento del fabbisogno assistenziale.  Contestualmente, la riorganizzazione del sistema ospedaliero ha determinato, nella quasi totalità dei casi, una progressiva diminuzione di posti letto negli ospedali, non accompagnata da un’adeguata implementazione delle strutture territoriali (posti di sollievo o post-acuzie o attività di assistenza domiciliare).

“Il processo di riordino non può prescindere – ha detto Sciretti – da una revisione normativa funzionale e organizzativa, forte dell’integrazione tra il sistema di emergenza e la rete territoriale, al fine di rispondere ai bisogni dei cittadini e per garantirne i livelli essenziali di assistenza. La riforma del sistema di emergenza-urgenza dovrà valorizzare e sistematizzare le innovazioni intercorse negli anni, da quelle professionali a quelle organizzative, anche in alcune realtà regionali; guardare a riferimenti e orientamenti internazionali; essere sempre in linea con le evidenze scientifiche e organizzative disponibili e più aggiornate”.

E ancora: “A partire dalle realtà nazionali, si definiscono le direttrici fondamentali della riforma nel solco di un lungo percorso istruttorio partecipato e condiviso nel cosiddetto «Manifesto di Firenze per l’area dell’Emergenza urgenza», atteso per il 30 marzo – 1° aprile 2023 a completamento delle risultanze di quanto previsto dal documento noto come «Carta di Riva», del 20 settembre 2021”.

Da un punto di vista organizzativo la Fnopi ritiene utile l’istituzione di un Centro Nazionale di Coordinamento, per omogeneizzare i sistemi di risposta ai bisogni dei cittadini, favorendo modelli organizzativi orientati ad efficacia ed efficienza. Tale struttura, inquadrata all’interno del ministero della Salute, avrebbe inoltre funzione di raccordo tra il sistema pre-ospedaliero di emergenza e il sistema ospedaliero di emergenza-urgenza. L’integrazione favorisce lo sviluppo e il mantenimento di competenza dei professionisti che operano all’interno del sistema.

Sciretti ha anche spiegato che in relazione al fenomeno dell’overcrowding “è necessario lo sviluppo dell’assistenza territoriale attraverso l’implementazione dell’infermiere di famiglia e comunità, che mira al potenziamento e allo sviluppo della rete sociosanitaria, con un’azione che si sviluppi dentro e con le comunità; risulta, pertanto, fondamentale agire sugli stili di vita attraverso la prevenzione, per evitare episodi acuti su pazienti cronici e le conseguenti ospedalizzazioni”.

Inoltre “l’implementazione del 116/117 porta ad un miglioramento del collegamento della risposta ai bisogni, spesso assistenziali, che ad oggi non trovano risposte efficienti nel servizio sanitario e che ricadono interamente sul sistema di emergenza; tale collegamento può rivelarsi utile a rendere più efficace la risposta all’utenza e più appropriato l’intervento nell’ambito dell’emergenza”.

Il consigliere nazionale Fnopi ha poi sottolineato che “nel fenomeno del boarding, si può agire attraverso l’implementazione di modelli organizzativi, per migliorare i percorsi in ingresso, quali see and treat, percorsi a gestione infermieristica, e fast track, per i codici a bassa e medio-bassa complessità assistenziale. L’avvio di percorsi diagnostico-terapeutici su protocolli condivisi ridurrebbe i tempi, migliorando, di conseguenza, l’appropriatezza clinica e organizzativa”.

La gestione dei ricoveri richiederebbe un modello gestionale di bed management, per ottimizzare appropriatezza del setting assistenziale di ricovero, dei tempi di permanenza in pronto soccorso e della gestione dei posti letto all’interno del presidio ospedaliero o aziendale. Rispetto al fenomeno delle “dimissioni difficili”, risulta fondamentale un’integrazione sociosanitaria ospedale-territorio per la gestione della fragilità mediante lo sviluppo delle COT previsto dal DM 77/2022.

Ancora, il sistema pre-ospedaliero di emergenza, sebbene innovatore e all’avanguardia sin dal 1992, non tiene conto degli ultimi 30 anni di enormi sviluppi scientifici, tecnologici e professionali. “Pertanto – ha affermato Sciretti –, da questo punto di vista, vi è la necessità di portare a compimento una vera e propria riforma del modello di riferimento nazionale, tale da garantire omogeneità a livello nazionale, a partire dall’implementazione del numero unico per le emergenze 112”.

Redazione Nurse Times

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