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Elezioni Fnopi: alcune riflessioni

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Elezioni Fnopi: alcune riflessioni
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Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera della dottoressa Marcella Gostinelli.

Gentile Direttore,
sono rimasta colpita dal successo personale della presidente Fnopi uscente, riconfermata fino al 2024, Barbara Mangiacavalli. Di più mi ha colpito il suo desiderio, mai smodato, ma evidentemente intenso, di conquistare il potere, e la sua bravura nel farlo. Ha saputo mettere insieme le antitesi e risolvere conflitti, portando con se chi sembrava non la pensasse come lei
(Giurdanella, presidente Opi Bologna, Luigi Pais Dei Mori, presidente Opi Belluno con il movimento Noi siamo pronti).

Mangiacavalli ha vinto all’unanimità. Un’unanimità che sembra studiata a tavolino, e studiata bene. Non mi scandalizzo, però, per il modo in cui il potere viene conquistato, se legittimo, ma si sa che il modo di conquistare il potere non è funzione indipendente da come lo si userà, perché chi ti vota,
poi, lo devi in qualche modo “tenere da conto”, “considerare ”, e ciò può costituire un indubbio condizionamento nell’operato del vincitore delle elezioni.

Cercando di interpretare i significati di ciò che è accaduto, sembra di capire che l’elezione vera e propria non coincida con la votazione, perché non sono gli infermieri che eleggono il presidente nazionale e le altre cariche, ma il comitato centrale (CC). Questo viene eletto dai presidenti degli Ordini provinciali che partecipano alle votazioni, e quindi anche dai presidenti di Ordini che sono candidati nell’unica lista presente e che prevalentemente sono i presidenti di Ordini con il maggior numero di iscritti, portatori di più voti, e soprattutto di quelli che servono. Un’eventuale altra lista non avrebbe avuto alcuna possibilità di competere.

E’ possibile, quindi, che chi prende meno voti sia poi comunque eletto presidente dal CC. Infatti Mangiacavalli e la segretaria uscente Mazzoleni, pur essendo risultate nel CC rispettivamente penultima e ultima per voti ricevuti (vedi articolo), sono state riconfermate all’unanimità dai componenti del CC, componenti anche della lista. Come dire che “non vince chi prende più voti, ma la cordata”.

Sembra chiaro che “il tenere da conto” si concretizzi nel momento in cui il presidente uscente stabilisce le candidature, e nella certezza per il candidato di essere poi nel CC, e per la presidente uscente di essere di nuovo eletta presidente. Il potere, quindi, sembra a monte delle votazioni che, evidentemente, nulla possono. Manca un’opposizione politico-culturale, che non può esserci, e le opposizioni spariscono.

Ma c’è mai stata un’opposizione? E se c’era, era una opposizione vera, autentica? O era paludata? Il servizio effettivo di un’opposizione per la comunità infermieristica sembra non tollerato, e quindi inibito, e siccome le cose nella professione non vanno per niente bene, ad oggi sembra che la
professione possa contare soltanto sull’opposizione a connotazione sociologica.

Gli infermieri che socialmente protestano, bene e male, per questo e quello, e quelli che non protestano, dovrebbero anche ragionare sulle contraddizioni grosse che ci sono, non tanto per dimostrare che Mangiacavalli è X o Y, ma per dimostrare quello che sembra un problema di falsa democrazia e per dimostrare che il sistema elettorale che c’è non giova agli infermieri, ma favorisce solo le dinamiche di potere.

Faccio un esempio: Mangiacavalli dichiarò di aver messo il demansionamento in agenda. Candidando Maurizio Zega presidente dell’Ordine di Roma, oggi anche consigliere del CC, credo che la “questione demansionamento” rimarrà in agenda.

La sentenza numero 6954/2019, con la testimonianza del dottor Zega contro l’infermiere demansionato, che però vince la causa non aiuta a sperare diversamente .

Rinunciare alla candidatura di Zega e candidare al suo posto un infermiere clinico, che sul demansionamento avrebbe saputo cosa dire, è sembrato inopportuno. Come conquisti il potere è funzione poi di come il potere sarà esercitato. L’obiettivo di questa mia lettera è la partecipazione contrapposta a un sistema politico culturale che non posso condividere, e invitare i colleghi a fare altrettanto.

Gli infermieri come possono pretendere di essere considerati autorevoli professionisti se a non considerarli sembrano essere proprio coloro che li rappresentano? Là dove la partecipazione della comunità, anche quella infermieristica, è estesa l’opportunismo è limitato, e solitamente non paga. In un momento cosi catastrofico la distanza percepita della Fnopi dagli infermieri è troppo grande e spavalda per essere taciuta.

Cari colleghi, stiamo vivendo un sonno-sveglio. Ma siamo tanti e potremmo, con una strategia politica e culturale convinta, evitare di diventare una categoria che protesta, in rivolta, e diventare una categoria responsabile che si oppone da dentro la professione. Anche perché “l’opposizione sociale non presenta una sua consistenza e stabilità autonome, e soprattutto non sarà mai intesa come concreto istituto o istituzione” (Bobbio, Matteucci, Pasquino, 2016).

Marcella Gostinelli

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