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Dura e intransigente la posizione del presidente Ipasvi di Bari sul sistema 118

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Dura e intransigente la posizione del presidente Ipasvi di Bari sul sistema 118
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Introduzione Giuseppe Papagni

A puntare il dito contro la disorganizzazione del servizio di emergenza territoriale 118 in Puglia è il collegio ipasvi di Bari, che attraverso un comunicato ufficiale firmato dal suo presidente Saverio Andreula mette in evidenza tutte le criticità di un sistema che genera confusione e sprechi, con una carenza di organico (circa 90 infermieri in meno) che crea non poca difficoltà tra gli addetti ai lavori. Già in precedenza il collegio Ipasvi aveva denunciato le gravi carenze del sistema 118, prontamente riprese dal nostro giornale.

L’ente Ipasvi si propone ancora una volta come interlocutore con la regione nel cercare di riorganizzare attraverso proposte costruttive e ponderate il sistema 118 Pugliese che tenga conto dei bisogni dei cittadini e degli operatori sanitari promuovendo una “conferenza di servizio sul sistema 118” aperta a tutti gli stakeholders del sistema.

Ci auguriamo che i vertici della regione Puglia accolgano questo invito e dispongano quanto prima una seria politica di riorganizzazione del sistema che non potrà non passare dalla necessità di inserire nel sistema 118 nuove unità infermieristiche.

Di seguito il comunicato.

“Pervengono a questo Ente di diritto pubblico, deputato alla tutela del corretto esercizio professionale degli Infermieri a garanzia delle cure prestate ai cittadini, numerose segnalazioni che evidenziano un “pessimo ed inadeguato sistema organizzativo” nell’ambito del sistema 118 pugliese già oggetto di precise osservazioni critiche.

Non è un’inutile perseveranza di questo Ente perché situazioni inveterate, segnalazioni inascoltate, conferenze, sondaggi e nuove situazioni che il servizio 118 presenta, generano tensioni per evidenti e documentate carenze/negligenze di carattere organizzativo – funzionale davvero importanti. A situazioni irrisolte, se ne aggiungono altre che determinano un’enorme altra impasse da cui è difficile uscire.

La genesi di questo sistema, che per le sue ataviche criticità impegna in un’ardimentosa “gogna mediatica” tutti i protagonisti diretti (Infermieri in primis) e mai chi ha la responsabilità progettuale diretta, a nostro avviso ha origine sin dal suo avvio nella sua costituzione organizzativa.

Irrazionale e incomprensibile è la strutturazione del servizio diviso tra la centrale operativa (in capo all’Az. Ospedaliero Universitaria Policlinico, con il proprio personale e relativi rapporti gerarchici, organizzativi e amministrativi) e il coordinamento 118 allocato nella città di Triggiano con personale e direttore in capo all’ASL BA.

Altresì incomprensibile, è la “ratio” dell’affidamento della postazione 118 di Acquaviva delle Fonti e del Punto di Primo Intervento allocato nella città di Casamassima, all’Ente Ecclesiastico Miulli per il solo personale infermieristico.

Viepiù, il sistema 118 pugliese si avvale di collaborazioni/convenzioni con soggetti terzi che hanno mezzi ed equipaggi definiti da preciso disciplinare tecnico stabilito, con determina regionale; non si comprende la ragione per cui le postazioni pubbliche aziendali non rispettano il disciplinare tecnico sia nella composizione degli equipaggi sia nella disponibilità dei mezzi a dir poco “vetusti e arrangiati”, pericolosi.

Ancora una volta, chiediamo ascolto e confronto, proponendoci all’attenzione di tutti i soggetti istituzionali cui la presente è diretta, per un dibattito aperto e costruttivo finalizzato ad affrontare tutte le criticità presenti a beneficio della qualità del servizio.

Si è molto preoccupati e amareggiati per la continua “gogna mediatica” che ruota attorno al caso delle “auto mediche acquistate e parcheggiate”, ormai in uno stato di abbandono da circa due anni. Il “caso pugliese” per certi versi rappresenta, in tutte le sue sfaccettature, emblematicamente, lo stato di “governo sanitario” della Puglia. Se l’obiettivo di acquisto delle auto mediche era finalizzato all’attuazione del piano di riordino del 2009 (poi modificato nel 2014) non si comprende come poteva essere perseguito in mancanza di personale (circa novanta infermieri). È appena sufficiente, anche per i non addetti ai lavori, leggere il piano di riordino n. 160 del 19.11.14 e, ancor prima, il n.2488 del 15.12.2009 per rendersi conto delle carenze d’organico.

E’ assurdo rilevare che ancora oggi sono in servizio, nonostante precise prescrizioni normative, ambulanze (senza infermiere). Ciò rende incomprensibili le modifiche e il riassetto del sistema di emergenza territoriale 118, secondo le linee guida indicate dall’Agenas, interpretate dall’Asl Bari e dall’Az. Ospedaliera Policlinico, poiché si liberano dai vincoli di blocchi concorsuali, temporeggiando con espedienti incauti e progetti sperimentali che a nostro avviso hanno lo scopo di allentare l’attenzione mediatica.

Riscontriamo ancora, la situazione delle postazioni 118 di Japigia, Policlinico, Giovinazzo, Palese e Noicattaro che a singhiozzo presentano equipaggi India o Victor, pur con l’ausilio dell’istituto contrattuale della reperibilità che deve garantire la necessaria e fondamentale presenza infermieristica.

Riguardo al nuovo sistema di TELECARDIOLOGIA, deciso e attivato senza nessuna forma di coinvolgimento diretto del personale Infermieristico e del suo Ente di rappresentanza, (diversamente che per altre professioni e nonostante precise richieste di audizione che questo Ente ha rivolto) è sconvolgente, a nostro avviso, l’atteggiamento di supponenza e sufficienza delle amministrazioni del Policlinico e dell’ASL Bari incuranti di definire una seria e adeguata formazione del personale all’uso dei nuovi strumenti operativi.

Accogliamo con attenzione tutto ciò che rappresenta innovazione perché per noi significa efficacia ma non sempre efficienza. Il riferimento riguarda lo “spin off” della telecardiologia, dall’1 ottobre prossimo, con l’utilizzo di tablet e apparecchi per registrazione Ecg.

Fermo restando che la registrazione dell’Ecg può essere eseguito solo da personale sanitario, il software del tablet segue percorsi propri che, a domande perentorie e specifiche di carattere sanitario, conseguono algoritmi diversi.

Competenze e responsabilità medico legali rendono univocamente necessaria la presenza dell’infermiere. Si evidenzia altresì che il corso formativo sull’abilitazione all’uso dei suddetti apparecchi è riservato solo al personale sanitario quindi non si comprende perché si affidino gli apparecchi anche alle postazioni adesso Victor (senza infermiere).

Si registra, ancora, una certa preoccupazione, a proposito dell’utilizzo dello spin off, per la mancata sostituzione degli apparecchi in uso nei PPI (punto di primo intervento) soprattutto per la registrazione degli Ecg giacché questi, verosimilmente, non funzioneranno più con rilevanti ripercussioni per l’assistenza oltre che per l’esposizione dei sanitari a notevoli rischi professionali. Per tutti questi motivi auspichiamo ancora ampie riflessioni e insistiamo perché siano prese in esame tutte le lamentele che finora ci sono pervenute e che puntualmente abbiamo denunciato.

Continuiamo a credere nella possibilità di convocare a cura della Presidenza della regione o di chi ha responsabilità di garantire il servizio ai cittadini, a una “conferenza di servizio sul sistema 118” aperta a tutti gli stakeholders del sistema per definire compiutamente un assetto organizzativo capace di rispondere appieno alle necessità del nostro territorio in ambito al servizio di emergenza urgenza 118″.

Giuseppe Papagni

Leggi anche “Il 118 nel caos, scatta l’inchiesta, pochi medici e mezzi”

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