Riprendiamo un’intervista rilasciata a Repubblica dal tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni”.

Noa Pothoven è morta volontariamente di fame e di sete. Si è lasciata scivolare in quel “non ritorno” che aveva da tempo annunciato. Lasciando tutti sgomenti, come accade sempre di fronte a un adolescente che sceglie di togliersi la vita. A 17 anni, quando ogni cosa è ancora possibile. Sulla vicenda prova a fare chiarezza il radicale Marco Cappato, tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni”, sotto processo per aver accompagnato Dj Fabo a Zurigo: «Non si è trattato di eutanasia, nemmeno di un suicidio assistito. Noa ha avuto soltanto un supporto medico che ha alleviato il suo passaggio verso la morte».
Cappato, com’è morta Noa?
«Di fatto si è suicidata, scegliendo di digiunare e di non bere più».
Perché si è parlato di eutanasia?
«Forse perché nessuno aveva letto davvero la notizia olandese. E perché in Olanda, comunque, l’eutanasia è legale, anche per i minorenni. Anche se, voglio precisarlo, nell’ultimo anno mi risulta che ci sia stato un solo caso di eutanasia su minori in Olanda».
Quindi, tecnicamente, Noa avrebbe potuto ottenere legalmente di essere aiutata a morire, anche se aveva solo 17 anni?
«Sì, ma non l’ha ottenuta. Le regole in Olanda sono ferree. L’eutanasia viene concessa per malattie irreversibili, che provocano sofferenze fisiche insopportabili, non per sofferenze psichiche, come nel caso di Noa. A lei i medici avevano detto, invece, di curarsi. E, nel caso, di fare una nuova richiesta a 21 anni».
Noa, dunque, si è lasciata morire. Si può parlare di suicidio assistito?
«No. Sia nel suicidio assistito che nell’eutanasia la persona che vuole morire assume un farmaco letale che viene fornito da un medico. Nel primo caso lo fa in modo autonomo. Nel secondo caso, invece, gli viene somministrato. Ma Noa si è lasciata morire di fame, nel salotto di casa sua».
E quel supporto medico di cui lei stessa parla nei suoi ultimi messaggi? Il ministero della Salute olandese ha aperto un’inchiesta.
«Possiamo immaginare che si tratti di cure palliative che hanno alleviato il passaggio verso la morte. Cure, ci tengo a dirlo, legali anche in Italia, quando si sceglie di rifiutare l’idratazione e la nutrizione».
Noa, però, aveva 17 anni.
«Infatti, ci vuole il consenso dei genitori. I quali, in un primo momento, erano contrari e l’avevano sottoposta all’alimentazione forzata. Questa volta l’hanno lasciata andare. Immagino con il cuore spezzato. Del resto Noa, che aveva subito tre stupri, parlava di sofferenze indicibili. Noa si è suicidata, come purtroppo si uccidono tanti adolescenti».
Sarebbe giusto consentire l’eutanasia in questi casi?
«No. La psiche si può curare. È quello che aveva risposto lo stato olandese a Noa. E tengo a precisare che anche in Italia, in nessuno dei testi di legge depositati in Parlamento, è prevista l’eutanasia per sofferenze di tipo psichico. Ma soprattutto non è prevista per i minori».
Ritiene possibile una legge italiana sull’eutanasia?
«Se Pd e Cinque Stelle trovassero un accordo, la legge potrebbe passare. Ma lo faranno?».
Redazione Nurse Times
Fonte: la Repubblica
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