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Dottor Internet: quando ci si affida al Web per le informazioni sulla salute

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In crescita il numero di persone che usa la rete per documentarsi su patologie o sintomi; ma pochi conoscono il rischio bufale o sanno riconoscere fonti attendibili

Secondo un sondaggio commissionato da Ibsa Foundation for Scientific Research, condotto su 802 persone e presentato in occasione del workshop ‘E-Health tra bufale e verità: le due facce della salute in rete‘, l’88% degli italiani ricorre alla rete per ottenere informazioni sulla Salute.

Negli ultimi anni, Internet è diventato un immenso “contenitore del sapere” utilissimo; tuttavia, come tutti gli strumenti, se usato impropriamente, può diventare pericoloso se gli utenti non sono in grado di valutare la veridicità di quanto letto e di conseguenza causare disinformazione.

Stando a quanto emerso dallo studio, circa la metà di quanti ricercano informazioni, ritengono che rivolgersi a internet sia per nulla o poco rischioso.

Il 44% si fida unicamente delle prime pagine fornite dal motore di ricerca, senza verificarne le fonti.

Nell’era del “Paziente 2.0” sembra dunque necessario, nell’ambito dell’educazione sanitaria, un maggiore impegno da parte dei professionisti coinvolti; prestare attenzione a queste tematiche, fornendo in primo luogo informazioni chiare e dettagliate agli assistiti e alla popolazione.

Processo questo che servirà a fornire le “basi” per poter comprendere al meglio quello che si legge sullo schermo del Pc o dello smartphone; ma anche spiegare quanto siano particolarmente insidiosi Blog, Forum e Social; posti magnifici dove ognuno può dire la sua, ma di cui la competenza non può essere verificata.

Necessario inoltre che gli operatori sanitari diffondano tramite il web articoli di comprovata attendibilità.

Una necessità verso cui si pone l’attenzione anche nella prima stesura del Nuovo Codice dell’Infermiere (per il quale attualmente si stanno svolgendo le consultazioni degli iscritti) che all’articolo 25 recita: “L’infermiere nella comunicazione, anche attraverso mezzi informatici, si comporta con correttezza, rispetto, trasparenza e veridicità”.

Ed ecco che a venirci in aiuto c’è il decalogo “Health Literacy”; documento stilato da IBSA Foundation che offre 10 semplici consigli per imparare a riconoscere bufale o informazioni incomplete, presentato proprio in occasione del Workshop tenutosi a Roma il 26 Gennaio scorso:

  1. Occhio alle fonti. È necessario prestare la massima attenzione all’estensore delle informazioni di cui stiamo usufruendo. Da privilegiare le pagine ufficiali di organizzazioni riconosciute ed affidabili. Le affermazioni che non fanno riferimento a fonti attendibili sono sempre da prendere con il beneficio del dubbio.
  2. Forum e blog. Scenario del dibattito virtuale, in cui vengono raccontate esperienze personali – sono fonti particolarmente insidiose perché suscitano empatia ma non è detto abbiano affidabilità scientifica.
  3. Controlliamo le date. La tempistica della diffusione di informazioni è cruciale per la sua efficacia: è buona norma controllare la data di pubblicazione (dovrebbe essere sempre presente) dei contenuti che stiamo consultando. Anche informazioni su terapie o allarmi, corrette al momento della pubblicazioni alcuni anni fa, potrebbero non essere più attuali.
  4. Non cerchiamo solo conferme. Attenzione al funzionamento dei motori di ricerca e… della nostra mente! Se ricerchiamo determinate parole ci verranno restituite pagine che le contengono, orientando i risultati ed influenzandoci. Da non sottovalutare il meccanismo di funzionamento di motori di ricerca e social network: il web ci propone, in prima battuta, informazioni che ricalcano le nostre ricerche precedenti.
  5. Attenzione a cosa percepiamo di quanto leggiamo. Bisogna tenere presente che tendiamo a prestare maggiore attenzione e a riporre maggior fiducia nelle informazioni in linea con quanto già sappiamo o crediamo. Un altro meccanismo psicologico da considerare è l’effetto della paura nella percezione delle informazioni: quando cerchiamo sul web dei sintomi (veri o presunti) siamo propensi a dare maggiore credito a informazioni “negative” suggestionati dai nostri timori rispetto ad una malattia.
  6. Non vergogniamoci di chiedere. Nella comunicazione con il medico è importante chiedere di non parlare rapidamente o con termini troppo tecnici. E nel caso in cui alcune informazioni non dovessero essere chiare, è sempre possibile chiedere al medico di ripetere una seconda volta, eventualmente concentrandosi su uno o due punti chiave.
  7. Non andiamo da soli dal medico. Farci accompagnare da qualcuno nelle visite più importanti può aiutare a migliorare la comprensione di quanto detto dal medico e a comprendere correttamente le azioni che dobbiamo intraprendere. Diminuisce la soggezione psicologica.
  8. Ripetiamo quello che abbiamo capito. Prima di congedarci dal medico può essere utile ripetere quello che si è capito rispetto alla patologia e al percorso di cura ipotizzato. Avremo la conferma di aver ben capito, fisseremo meglio nella memoria quanto appreso e saremo più attenti nel seguire le indicazioni.
  9. Capire a cosa servono i farmaci che si prendono. Aiuta a seguire le indicazioni del medico rispetto alla loro assunzione. Se necessario, fare domande al medico sui rischi e benefici delle indicazioni ricevute finché non si comprendono bene le risposte.
  10. La medicina personalizzata. Le informazioni aiutano a prendere decisioni in maniera consapevole ma diffidiamo da quei siti che ci dicono come curarci e privilegiamo quelli che ci dicono in base a quali criteri devono essere assunte le decisioni mediche. L’informazione disponibile sul web non potrà mai essere pensata per il singolo paziente che deve sempre confrontarsi con un professionista da cui ricevere le informazioni e le cure adatte alla sua condizione.

 Fabio Fedeli

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