Per quel che concerne l’ossigenoterapia sappiamo che l’ossigeno può essere somministrato attraverso sistemi a basso flusso o ad alto flusso
La maschera di Venturi è quel presidio utilizzato per la somministrazione di ossigeno ad alti flussi.
I sistemi ad alto flusso forniscono tutto il gas richiesto durante la ventilazione in quantità precise, senza tener conto della capacità respiratoria residua del paziente.
La quantità di ossigeno erogata resta invariata, e non viene influenzata dalla frequenza e/o dalla profondità del respiro del paziente.
Ne consegue che, dunque, questo rappresenta un metodo preciso e sicuro per controllare la FiO2 del paziente.
La maschera di Venturi eroga concentrazioni di ossigeno che variano dal 24% al 60%, a velocità di flusso di 4-12 L/min.
E’ dotata di una porzione costituita da un tubo di grosso calibro e presenta degli adattatori (chiamati anche augelli o valvole) con codice cromatico, dove ognuno corrisponde ad una precisa concentrazione di ossigeno e ad una determinata velocità di flusso.
E’ opportuno considerare, però, che i colori e le concentrazioni possono variare a seconda dei produttori, per cui il professionista deve adeguatamente esaminare l’apparecchiatura prima di utilizzarla.
Altri produttori, invece, utilizzano un quadrante per l’impostazione della concentrazione desiderata.
Aumentando la velocità di flusso dell’erogatore di ossigeno al di sopra di quella specificata dal produttore nella valvola, non si incrementa la concentrazione somministrata al paziente.
Grazie alla presenza di aperture negli ugelli, al paziente viene somministrata sia una miscela di aria (proviente dalle aperture negli ugelli); sia ossigeno (proveniente dal flussimetro).
Non è necessario utilizzare un umidificatore, in quanto l’aria proveniente dalle aperture negli ugelli contiene una quota di umidità relativa.
Codice cromatico augelli:
AZZURRO: 24%, 2 L/min
BIANCO: 28%, 4 L/min
ARANCIONE: 31%, 6 L/min
GIALLO: 35%, 8 L/min
ROSSO: 40%, 8 L/min
ROSA: 50%, 12 L/min
VERDE: 60%, 15 L/min
Per assicurare un trattamento sicuro ed efficace la prescrizione di ossigeno deve contemplare la velocità di flusso, il sistema di erogazione, la durata e il monitoraggio del trattamento.
Va ricordato sempre che quando si esegue la somministrazione di ossigeno – terapia, bisogna fare attenzione ai possibili effetti collaterali da uso improprio, concentrazioni elevate e cattivo utilizzo dei dispositivi di erogazione.
Non bisogna mai somministrare concentrazioni di ossigeno arbitrarie, in quanto ogni soggetto necessità di una terapia strettamente personalizzata.
Elevate concentrazioni possono infatti aggravare la patologia di base, con complicanze anche molto gravi.
Tecnica
- Prima di effettuare la procedura, presentarsi e verificare l’identità del paziente secondo il protocollo della struttura. Spiegare al paziente cosa si sta facendo, perché e come può collaborare. Illustrare come i risultati saranno usati nella pianificazione di ulteriori cure o trattamenti.
- Lavare le mani e osservare le procedure per il controllo delle infezioni.
- Provvedere alla riservatezza del paziente.
- Preparare l’apparecchiatura per l’ossigeno.
- Aprire il flusso dell’ossigeno alla velocità prescritta e verificare la corretta erogazione.
- Guidare la maschera sul viso del paziente e posizionarla dal naso verso il basso.
- Adattare la maschera ai contorni del viso del paziente. Razionale: la maschera dovrebbe aderire al viso, in modo che pochissimo ossigeno finisca negli occhi, sulle guance e sul mento del paziente.
- Fissare l’elastico intorno alla testa del paziente, in modo che la maschera facciale sia comoda ed aderente.
- Rivestire con un’imbottitura l’elastico dietro le orecchie e sulle prominenze ossee. Razionale: l’imbottitura previene l’irritazione cutanea dovuta alla maschera.
- Controllare il paziente regolarmente:
- Rilevare i parametri vitali (inclusa la saturazione di ossigeno), livello di ansia, colorito della cute e facilità di respirazione;
- controllare il paziente ogni 15-30 minuti, ed in seguito come richiesto;
- controllare regolarmente il paziente per evidenziare segni clinici di ipossia, tachicardia, confusione, dispnea, stanchezza e cianosi.
- Ricontrollare i risultati dell’emogasanalisi, se possibile.
- Ispezionare la cute per notare eventuali segni di irritazione da dover trattare.
- Controllare gli strumenti regolarmente
- Documentare sulla cartella infermieristica tutte le informazioni utili.
Martina Crocilla
Fonti:
- Berman, S. Snyder, C. Jackson “Nursing clinico: tecniche e procedure di Kozier”.
- Sorbello, A. Amato, G. Cavò, A. Di Bella, M.G. Musmarra, P. Pennisi
- ASP 3 Catania, Pediatria di Bronte
Dipartimento di Patologia Umana dell’adulto e dell’età evolutiva – UOC di Genetica ed Immunologia Pediatrica, Università di Messina
“Somministrazione di ossigeno e gestione delle maschere”, rivista italiana di Genetica ed Immunologia Pediatrica.
https://www.geneticapediatrica.it/archives/2015/number2/print.php?id=10
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