Ci sono importanti aggiornamenti riguardo alle dimissioni di massa dei colleghi slovacchi: come riporta il sito Buongiorno Slovacchia, gli infermieri hanno accolto l’offerta del primo ministro Robert Fico, esponente del Partito della Sinistra Democratica (Strana Demokratickej Ľavice – SDĽ) e torneranno a lavoro, avviando negoziati con i direttori sanitari dei vari ospedali coinvolti in questo che, in prima battuta, era stato un atto dal grandissimo impatto politico e sociale.
Quindi i 540 dipendenti (dei quali 305 nell’ospedale di Presov, 172 in quello di Zilina) che avevano rassegnato le dimissioni da fine gennaio non hanno smosso il governo dalle sue posizioni, e prima delle elezioni del 5 marzo non ci saranno novità a riguardo (clicca qui per l’articolo).
Tomas Szalay, analista dell’Istituto per la Politica Sanitaria, ha parlato di una “perdita secca” da parte dei lavoratori nei confronti delle Istituzioni.
Per l’Associazione delle organizzazioni sindacali il flop dell’iniziativa è da imputare alla scarsa adesione a questa protesta, dato che il numero dei dimissionari è poco o niente rispetto ai 19mila infermieri che lavorano in tutte le strutture nosocomiali della Slovacchia.
Riprendendo le parole da Buongiorno Slovacchia, i rappresentanti degli infermieri hanno incontrato il Presidente Andrej Kiska per chiedere una sua mediazione fra lavoratori e governo: Kiska, che non ha commentato la diatriba con l’esecutivo, si è limitato a dire che lasciare il lavoro e rischiare di perderlo per sempre, e perdere con esso lo stipendio con il quale sostenere la propria famiglia, è una protesta piuttosto estrema. Ed ha sottolineato che ogni infermiere che se ne va all’estero per migliori condizioni di lavoro è una perdita per la Slovacchia.
Kiska ha poi detto chiaramente che la sanità slovacca dovrebbe essere una priorità assoluta per il prossimo governo.
Pare che questo sia l’atto conclusivo di una protesta inziata da vari mesi, che sulle prime sembrava aver scosso le Istituzioni del paese; ma a quanto pare né le istituzioni né il numero delle adesioni sono stati dalla parte degli infermieri, che come troppo spesso succede sono dovuti tornare al loro posto senza aver ottenuto niente. Un “disco rotto” che, come il peggiore dei tormentoni, ormai siamo stanchi di dover sentire.
La redazione di NurseTimes, sempre al fianco delle lotte per i diritti degli infermieri, monitorerà la situazione con eventuali aggiornamenti prima delle elezioni di marzo.
Marco Parracciani
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