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Dieta mima digiuno: per la prevenzione e la cura di neoplasie e non solo

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Dieta mima digiuno: per la prevenzione e la cura di neoplasie e non solo
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Un recente studio ha dimostrato che produce effetti anti-invecchiamento, anti-cancro e anti-diabete.

Di recente è stato pubblicato su Science Translational Medicine uno studio rivoluzionario, che per le evidenze scientifiche prodotte va indiscutibilmente inserito nelle procedure di prevenzione e di cura clinica.

Che cos’è la dieta mima digiuno e perché previene il cancro? È una dieta che si effettua dai 4 ai 7 giorni e ha lo scopo di  regolare alcuni geni che, è stato dimostrato, sono anti-invecchiamento, anti-cancro e anti-diabete. Questa dieta ha i seguenti effetti:

  • Proteggere le cellule
  • Ringiovanire le cellule
  • Eliminare le cellule danneggiate e sostituirle con cellule più giovani

Tutte le cellule vanno incontro a tali benefici. In laboratorio questo tipo di dieta ciclica ha dato dei risultati importanti anche nei tester animali affetti da sclerosi multipla. Infatti è stato osservato che ogni ciclo di dieta mima digiuno riesce a distruggere una componente di cellule autoimmuni danneggiate e le sostituisce con cellule non più autoimmuni, al punto che nel 50% dei tester c’era una forte diminuzione dei sintomi della sclerosi multipla e nel 20% dei casi è stata registrata una remissione della patologia.

Negli uomini, come da ricerca riportata, è stato dimostrato che la dieta mima digiuno ha effetti sulla diminuzione dei fattori di rischio di malattie cardio vascolari, sulla diminuzione di rischio per il diabete e per patologie neoplastiche, anche attraverso la  riduzione del fattore di crescita IGF-1.

L’obbiettivo di questa dieta è quello di riproporre gli stessi benefici che si hanno con una dieta che preveda solo assunzione di acqua, cioè ridurre gli effetti dell’ormone della crescita IGF-1, i cui livelli alti, se pure nella norma, sono causa di cancro. Tale fattore IGF-1 è stimolato dall’assunzione di proteine animali. Quindi, diminuendo l’assunzione di proteine animali, si diminuisce la produzione di IGF-1, fattore di rischio per patologie oncologiche.

La dieta deve avere una durata minima di 5 giorni e l’assunzione di calorie giornaliere varia giorno per giorno:

  • Primo giorno: è prevista un assunzione di 1.000 kcal calorie, di cui il 10% proteine, il 34% carboidrati e il 56% grassi (provenienti da semi e olii)
  • Secondo, terzo, quarto e quinto giorno: si prevedono 750 kcal calorie, di cui il 47% carboidrati, il 44% grassi (sempre vegetali, provenienti da semi e oli) e il 9% proteine, esclusivamente vegetali.

L’assunzione di queste calorie va suddivisa in due pasti al giorno nell’arco delle 12 ore. Sulla base dei risultati ottenuti durante questo studio di ricerca, il team del professor Longo ritiene opportuno che si mettano in campo accortezze cliniche e di sorveglianza, visto che questa dieta è molto restrittiva, con effetti importanti sull’intero corpo (come restrizione volumetrica del fegato e successiva riespansione). Lo stesso processo avviene anche a livello muscolare e di altri organi e apparati che riducono drasticamente la loro attività per poi riprenderla. Per tale motivo va prescritta da personale medico.

In virtù del fatto che non tutti sono in grado di tollerarla e per certi individui può risultare pericolosa, ecco che la figura infermieristica gioca un ruolo  importante nella raccolta dei dati clinici, per verificare chi sia idoneo o meno a questa somministrazione. La dieta è assolutamente sconsigliata ai diabetici insulinodipendenti, a qualunque malato privo di consenso del medico, ai malati di anoressia, a chi è in sottopeso, ai soggetti in accrescimento. La fascia d’età più idonea è tra i 20  e i 70 anni. Prima di iniziare, in alcuni casi anche durante e dopo il trattamento, bisogna valutare:

  • Peso e indice di massa corporea
  • Pressione sanguigna
  • Temperatura corporea
  • Glicemia
  • Lipemia
  • Ematocrito completo
  • Sideremia
  • Fattori di crescita

Ulteriore competenza infermieristica importante è quella di valutare se nella popolazione vi siano  persone a rischio di malattie croniche, informarle e proporre loro tale dieta. Si è considerato, infatti, che un italiano medio in normopeso che rispetti (più o meno) i criteri della dieta mediterranea, può eseguire un ciclo di mima digiuno ogni 3-4 mesi (3-4 volte all’anno).Un soggetto obeso e affetto da patologie metaboliche (iperglicemia, iperlipemie, ipertensione) potrebbe applicarsi nella dieta mima digiuno anche una volta al mese. È sconsigliabile protrarre la dieta mima digiuno oltre il periodo indicato o a intervalli troppo ravvicinati: gli effetti potrebbero essere, sotto certi aspetti, diametralmente opposti (deperimento, danni agli organi interni, aggravamento dell’anoressia, ecc.).

Obiettivo infermieristico è quello di informare le masse su quanto questa dieta sia utile e fondamentale per ridurre i fattori di rischio. È inoltre compito delle figure infermieristiche formate e che abbiano conoscenze scientifiche idonee divulgare e proporre questa potente terapia come prevenzione e cura di patologie croniche anche ad altre figure sanitare, non aggiornate scientificamente sulle ultime evidenze scientifiche. È infine compito dell’infermiere condurre il paziente in percorsi educativi e di attività che riducano i rischi di queste patologie, indirizzandoli verso figure mediche idonee, che operino secondo le evidenze ultime universalmente approvate.

Gustavo Castellano

 

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