D’Aloia: «Urge riconsiderare la frequenza in presenza, a beneficio di tutta la popolazione»
A pochi giorni dal dispositivo di sospensione delle lezioni in presenza per le scuole di ogni ordine e grado, apprendiamo con sconcerto della decisione da parte di Regione Lombardia di limitare la possibilità di fruire della didattica in presenza alle sole categorie degli alunni “con disabilità e con bisogni educativi speciali”.
In quanto Ordine Professionale di rappresentanza degli infermieri delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza, non possiamo che esprime il più profondo disappunto nei confronti della comunicazione USR 4560 dell’8 marzo (ironicamente pervenuta il giorno della Festa della Donna).
La comunicazione annulla, di fatto, la possibilità di prevedere la frequenza scolastica in presenza per gli studenti figli del personale sanitario operativo sul fronte Covid e pronto a offrire prestazioni indispensabili a garanzia dei bisogni dei cittadini.
In sostanza, le nostre infermiere e i nostri infermieri devono continuare a prestare servizio in aiuto della popolazione, in una situazione di urgenza senza precedenti storici, non avendo la possibilità di contare sul supporto didattico, relazionale e anche semplicemente organizzativo della scuola. Si tratta di una decisione criticabile per almeno due motivi: il primo è che la popolazione infermieristica è prevalentemente femminile e, per cultura e per tradizione, le donne sono ancora prime e, purtroppo, a volte anche uniche referenti per l’educazione e l’accudimento dei figli.
In altri termini, la chiusura delle scuole richiede un lavoro aggiuntivo di gestione dei bambini, organizzazione dei compiti e delle riunioni, pianificazione delle giornate che, sostanzialmente, ricade sulle donne.
Ossia, nel caso specifico, sulle nostre infermiere già provate dalla pandemia. Secondo, con il piano vaccinale in scricchiolante partenza, gli ospedali congestionati dai pazienti Covid e la costante riorganizzazione dei servizi, gli infermieri sono e saranno figure chiave essenziali e indispensabili – potremmo addirittura dire, senza tema di smentita, “vitali” – per continuare a garantire un’adeguata assistenza e il prosieguo delle vaccinazioni.
Va da sé come gli infermieri occorrano sul campo e non a casa in DAD con i figli che, lo sappiamo bene, non possono essere lasciati né ai nonni non vaccinati, né da soli se minorenni.
Chiediamo quindi fermamente a Regione Lombardia di rivedere i contenuti della comunicazione USR 4560 e dare piena applicazione a quanto previsto dal DM 39/2020, garantendo la frequenza scolastica in presenza degli studenti figli di personale sanitario (o di altre categorie di lavoratori), le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione.
Gli infermieri si stanno prodigando da un anno per far fronte all’emergenza sanitaria. Non ne vedremo un’uscita, senza il loro contributo.
Mettiamoli nelle condizioni di apportarlo al meglio.
Pasqualino D’Aloia
Presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Milano, Lodi, Monza e Brianza
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