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Diabetologia Lanciano: l’infermiere specialista per dare risposte ai cittadini

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Diabete: come calcolare la giusta dose di insulina da iniettare
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Per la responsabile del servizio di Diabetologia, Daniela Antenucci “un diverso e giusto coinvolgimento delle professioni infermieristiche” va considerato “un’occasione di crescita sotto il profilo organizzativo, sempre nel rispetto dell’appropriatezza” e darebbe la possibilità di restituire ai bisogni di salute dei cittadini le giuste risposte

L’idea è quella di un percorso su due binari: “Uno prevalentemente clinico, in cui è principalmente impegnato il medico” e uno “prevalentemente assistenziale, di competenza degli infermieri, con la sola supervisione del medico”.

Ripristinati due “moduli” medici alla Diabetologia di Lanciano. Lo rende noto Daniela Antenucci, responsabile del Servizio, dopo la denuncia, da parte delle associazioni di pazienti, sulla carenza di personale. “Da maggio la situazione per i malati è drammatica, da quando, cioè, il servizio è stato privato, dall’oggi al domani, di una delle due dottoresse rimaste, spostata sul territorio”, spiegava nei giorni scorsi Luca Magni, segretario dell’Adif, l’Associazione diabetici frentani, dalle pagine del quotidiano locale Il Centro. Ora una soluzione, almeno provvisoria, è stata trovata. “Il Direttore generale, Pasquale Flaccospiega Antenucci –, si è mobilitato per metterci nelle condizioni di offrire assistenza adeguata ai nostri pazienti, anche se restiamo in attesa di rinforzi di tipo specialistico per potenziare il livello assistenziale e contrastare l’aumento di accessi al Pronto Soccorso per ipoglicemie gravi o scompensi metabolici”.

Nel territorio il bacino di utenti diabetici continua a crescere, con un’incidenza lievemente superiore alla media nazionale, a fronte di una media di ore mediche specialistiche che fino al 2012 erano 114 settimanali, ridotte invece oggi a 62. “Una condizione per la quale il tempo dedicato a ciascun paziente deve essere contenuto, a scapito di una comunicazione diagnostico-terapeutica che potrebbe essere più efficace ai fini dell’aderenza al trattamento”, spiega la responsabile del servizio che, a tale proposito, inviata a “non demonizzare un diverso e giusto coinvolgimento delle professioni infermieristiche”, che va invece considerato “occasione di crescita sotto il profilo organizzativo, sempre nel rispetto dell’appropriatezza. Mi sono resa io stessa disponibile a implementare in via sperimentale nel Centro diabetologico dell’ospedale di Lanciano un nuovo percorso clinicoassistenziale interno che vede impegnato lo staff infermieristico, secondo una direttiva specifica che viaggia su due binari paralleli: un percorso prevalentemente clinico e in parte assistenziale, in cui è principalmente impegnato il medico diabetologo con supporto degli infermieri, e un percorso prevalentemente assistenziale, di competenza degli infermieri, con la sola supervisione del medico, sempre responsabile di entrambi i percorsi”, spiega Antenucci. Secondo la quale questa formula che “permetterebbe di compensare le ridotte dotazioni mediche e seguire al meglio gli oltre 6.500 pazienti che afferiscono al nostro Centro, oltre ad adempiere agli obblighi di rivalutazione semestrale del Piano terapeutico imposta dalle direttive Aifa. Con tale innovativo percorso clinico-assistenziale su binari paralleli, il diabetologo sarebbe impegnato principalmente nelle prime visite, nelle urgenze, consulenze, visite dei pazienti oncologici, mentre i controlli dei pazienti per il rinnovo del Piano terapeutico sarebbero effettuati dalle infermiere, con la supervisione del diabetologo”.

Un esempio di integrazione nell’organizzazione sanitaria dell’infermiere specialista, quella proposta dalla responsabile del servizio di diabetologia che potrebbe fare da apripista a molte altre realtà italiane, con l’interessamento di molti ambiti professionali in cui l’infermiere specialista potrebbe essere incardinato e vedersi riconosciuto quel valore aggiunto che ha sempre dimostrato nella quotidianità. Valorizzare gli infermieri attraverso nuovi percorsi formativi ed organizzativi deve essere l’occasione per ottenere quei riconoscimenti contrattuali tanto auspicati quanto meritati. 

Giuseppe Papagni

Fonte: www.quotidianosanita.it

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