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Diabete, la svolta dell’insulina icodec: una sola iniezione a settimana

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Diabete, la svolta dell'insulina icodec: una sola iniezione a settimana
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Importante novità per i malati di diabete. La nuova molecola icodec, un’insulina basale che può essere inoculata una volta alla settimana (anziché ogni giorno), è in attesa dell’approvazione da parte degli enti regolatori.

I pazienti diabetici passeranno presto da 365 ad appena 52 iniezioni di insulina in un anno. La notizia era attesa da tempo nel mondo scientifico e si annuncia come una svolta epocale nella modalità di somministrazione terapeutica, con un impatto importante sulla qualità della vita dei pazienti con diabete.

I risultati di uno studio di fase III a doppio cieco, presentati a san Diego dall’American Diabetes Association (ADA) e pubblicati sul New England Journal of Medicine, evidenziano che la nuova insulina basale “a lento rilascio”, denoninata icodec, può essere somministrata sottocute solo una volta per settimana, anziché una volta al giorno, senza comportare un aumento del rischio di ipoglicemia, ma anzi migliorando il controllo glicemico rispetto all’insulina giornaliera. 

“Questi dati rafforzano la nostra fiducia nel potenziale dell’insulina icodec monosettimanale – ha dichiarato Florian M.M. Baeres, Corporate Vice President, Global Medical Affairs di Novo Nordisk -. Se approvata, riteniamo che questa innovazione – che sarebbe la prima insulina basale monosettimanale al mondo – potrebbe aiutare le persone affette da diabete di tipo 2 pronte a iniziare il trattamento insulinico, riducendo il numero di iniezioni necessarie”.

L’unico ricercatore italiano che ha partecipato alla stesura finale dello studio è Roberto Trevisan, professore di Endocrinologia all’Università di Milano-Bicocca e direttore della Diabetologia dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che spiega: “Questo studio apre la strada alla commercializzazione della nuova molecola. È una vera e propria rivoluzione positiva della terapia insulinica. Questa nuova molecola ha il potenziale di semplificare la terapia del diabete che richiede terapia insulinica, eliminando per i pazienti il disagio della iniezione giornaliera ed aumentando così la aderenza alla terapia insulinica. Un vero cambio epocale e un deciso miglioramento della qualità di vita dei pazienti diabetici”.

Come agisce l’insulia icodec

L’insulina icodec si lega all’albumina per creare un deposito circolante con un’emivita di 196 ore (8,1 giorni), quindi una singola iniezione è progettata per coprire il fabbisogno basale di insulina per una settimana, grazie a un rilascio costante di principio attivo. Per via della sua formulazione concentrata, il suo volume di iniezione è equivalente a quello dell’insulina glargine U100 giornaliero a somministrazione giornaliera.

Vantaggi

Il passaggio dall’assunzione giornaliera a quella settimanale rappresenta un enorme vantaggio per i diabetici di tipo 2, che sono spesso soggetti anziani, con più patologie, e che devono assumere diverse terapie con frequenza quotidiana. Un altro vantaggio della formulazione della terapia su base settimanale è la possibilità di ridurre l’impegno richiesto agli operatori sanitari che si occupano di diabetici che richiedono insulina, specie per quelli ricoverati nelle strutture sanitarie residenziali a lungo termine.

Aspetti regolatori

Sviluppata da Novo Nordisk, l’insulina icodec è stata sottoposta a revisione normativa negli Stati Uniti, in Canada, Europa, Cina, Australia, Svizzera e Brasile. Le prime decisioni sono previste per il primo semestre del 2024. È attesa ora l’approvazione della nuova molecola da parte degli Enti regolatori del farmaco per renderla disponibile per la commercializzazione per i pazienti con diabete in tutto il mondo che si stimano oltre 500 milioni.

Metodi dello studio

Si tratta di uno studio di fase 3, randomizzato, in aperto, con trattamento mirato, della durata di 78 settimane (comprendente una fase principale di 52 settimane e una fase di estensione di 26 settimane, più un periodo di follow-up di 5 settimane), coinvolgendo adulti con diabete di tipo 2 (livello di emoglobina glicata compreso tra il 7 e l’11%) che non avevano ricevuto insulina in precedenza.

I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale, in un rapporto 1:1, a ricevere insulina icodec una volta alla settimana o insulina glargine U100 una volta al giorno. L’end point primario era la variazione del livello di emoglobina glicata dal basale alla settimana 52; l’end point secondario di conferma era la percentuale di tempo trascorso nell’intervallo glicemico compreso tra 70 e 180 mg per decilitro (da 3,9 a 10,0 mmol per litro) nelle settimane 48-52. Sono stati registrati gli episodi ipoglicemici (dal basale alle settimane 52 e 83).

Risultati dello studio

Ciascun gruppo comprendeva 492 partecipanti. Le caratteristiche di base erano simili nei due gruppi. La riduzione media del livello di emoglobina glicata a 52 settimane è stata maggiore con icodec che con glargina U100 (da 8,50% a 6,93% con icodec [variazione media, -1,55 punti percentuali] e da 8,44% a 7,12% con glargina U100 [variazione media, -1,35 punti percentuali]). La stima degli episodi ipoglicemici (dal basale alla settimana 52) è stata registrata in ciascun gruppo. La differenza stimata tra i gruppi (-0,19 punti percentuali. L’intervallo di confidenza [CI] al 95%, da -0,36 a -0,03) ha confermato la non inferiorità (P<0,001) e la superiorità (P=0,02) di icodec.

La percentuale di tempo trascorso nell’intervallo glicemico compreso tra 70 e 180 mg per decilitro è stata significativamente più alta con icodec rispetto a glargine U100 (71,9% vs. 66,9%; differenza stimata tra i gruppi, 4,27 punti percentuali [95% CI, 1,92-6,62]; P<0,001), il che ha confermato la superiorità.

I tassi di ipoglicemia combinata clinicamente significativa o grave sono stati rispettivamente di 0,30 eventi per anno-persona di esposizione con icodec e di 0,16 eventi per anno-persona di esposizione con glargine U100 alla settimana 52 (rate ratio stimato, 1,64; 95% CI, da 0,98 a 2,75) e di 0,30 e 0,16 eventi per anno-persona di esposizione, alla settimana 83 (rate ratio stimato, 1,63; 95% CI, da 1,02 a 2,61). Non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza e l’incidenza degli eventi avversi è stata simile nei due gruppi.

Redazione Nurse Times

Fonte: PharmaStar

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