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Decreto Lorenzin e oss nell’area socio-sanitaria: chiarimenti

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Non cambia il rapporto giuridico con la figura dell’infermiere

Dopo l’approvazione in Senato del Decreto Lorenzin, si è assistito a un tamtam di considerazioni che a volte danno luogo a una serie di fraintendimenti, soprattutto di natura giuridica. Chiariamo cosa c’è di nuovo e cosa cambia nella definizione delle professioni per quanto concerne gli operatori sociosanitari.

Gli oss sono passati dal ruolo tecnico all’area socio-sanitaria. Premetto che si tratta di una ricollocazione assolutamente legittima, vista la natura stessa della qualifica. Tuttavia questo non vuol dire che il rapporto giuridico tra infermiere e oss sia cambiato. Gli oss hanno ottenuto un inquadramento contrattuale congruo e appropriato, come è giusto che sia. Cosa che, tra l’altro, dovremmo ottenere noi infermieri, dovendo essere collocati come professionisti sanitari, quindi laureati, in un’area di contrattazione separata, non di certo nel calderone comparto. Ciò, senza dubbio, accadrà, anche in seguito alle spinte, seppur ancora troppo deboli, che vengono da tutta la categoria.

Detto questo, senza voler intralciare le velleità di nessuno, si ribadisce che il rapporto giuridico tra infermiere ed oss rimane invariato. Come da normativa vigente, il DM 739 individua l’infermiere come unico responsabile dell’assistenza generale infermieristica e come unica figura che valuta, pianifica e attribuisce all’oss i compiti che rientrano nella sua sfera di competenze. Si evince come non sia cambiato nulla per quanto riguarda gli ambiti di autonomia dell’oss.

Ex-lege, l’unico responsabile dell’assistenza infermieristica è il professionista infermiere, che possiede un titolo accademico abilitante e l’iscrizione a un ordine professionale. Il rapporto tra infermieri e oss rimane, per legge, un rapporto gerarchico, tant’è che la collocazione degli infermieri nel comparto risulta impropria e obsoleta rispetto alla definizione giuridica e del profilo professionale dell’infermiere.

Un’incongruenza che dovrà essere superata e sanata, ma che non si otterrà senza lo sforzo di tutti verso l’acquisizione di una nuova consapevolezza che passi dalla rivalutazione della nostra figura. In buona sostanza, dobbiamo renderci edotti e consapevoli della nostra posizione e iniziare, una volta per tutte, a dare forza e compattezza al valore intrinseco che la nostra professione possiede.

 

Anna Di Martino

www.senato.it

www.ipasvi.it

 

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