Nessuna certezza sulle conseguenze delle radiazioni emesse dai cellulari. Un uso corretto è comunque consigliabile.
In attesa dell’arrivo, tra non molto, dell’ultima generazione di telefoni cellulari (quelli attivi sulla rete G5, già circondati dai timori che spesso accompagnano le novità tecnologiche), non si sono spenti i dubbi sui cellulari che utilizzano le reti attuali. Anzi. Se ne è riparlato ampiamente all’inizio di quest’anno, dopo che una sentenza del Tar del Lazio ha imposto ai ministeri dell’Ambiente, della Salute e dell’Istruzione di promuovere, entro sei mesi dalla pubblicazione dell’atto, una campagna informativa sulle modalità corrette di utilizzo dei cellulari. La sentenza ha di fatto accolto il ricorso presentato dall’Associazione per la prevenzione e la lotta all’elettrosmog.
Qualche mese prima di questa sentenza, che ha scatenato un nuovo vespaio, aveva fatto molto parlare di sé un importante studio condotto da un’agenzia pubblica americana, il National Toxologic Program, secondo cui in un gruppo di 90 topi di laboratorio sottoposti a lunghe esposizioni a radiazioni dello stesso tipo di quelle emesse dai cellulari si è manifestato un rischio maggiore di alcuni tipi di tumore. Nelle conclusioni dello studio, consultabile in inglese sul sito dell’Agenzia (https://ntp.niehs.nih.gov/go/ceilphone), sono così sintetizzati i risultati: è emersa una relazione chiara tra esposizione alle radiazioni e maggiore incidenza di un tipo di tumore cardiaco, e una meno chiara tra aumento di incidenza di altri due tipi di tumore, al cervello e alle ghiandole surrenali.
Queste relazioni non sono emerse nei topi femmina. Paradossalmente, dallo stesso studio è emerso anche che i topi sottoposti alle radiazioni vivevano però complessivamente più a lungo. Come una rondine non fa la primavera, tuttavia, così non sono i risultati di uno studio – per quanto sia il più lungo e costoso del campo – che fanno la malattia: c’è sicuramente molto da approfondire prima di poter stabilire se l’uso del cellulare abbia davvero effetti cancerogeni sull’uomo. Tanto più che il nostro uso del cellulare non comporterà mai esposizioni simili a quelle utilizzate nello studio sui topi.
Già in passato lo Iarc, l’organismo di consulenza dell’Oms specializzato sul rischio connesso ai cancerogeni, aveva analizzato la possibilità che l’esposizione alle radiazioni connessa all’uso di cellulari possa avere effetti sulla salute riscontrabili sul lungo termine. Le prove di questa connessione sono state ritenute limitate dagli esperti dello Iarc relativamente all’incidenza di una tipologia di cancro al cervello (glioma) o neurinoma acustico (tumore del nervo uditivo). I ricercatori hanno invece ritenuto insufficienti i dati per collegare le onde ad altri tipi di tumori.
La verità è che per capire se l’uso dei cellulari possa realmente causare effetti biologici negativi serve altro tempo. Come per altre sostanze cancerogene, per esempio il tabacco o l’amianto, possono passare decine di anni tra l’esposizione alla sostanza e il manifestarsi di un tumore. I telefonini sono diffusi “solo” da una ventina d’anni e i tumori cerebrali possono manifestarsi dopo lunghi periodi dall’esposizione (anche fino a 30 anni). Se un collegamento c’è, dunque, potrebbe risultare visibile solo tra qualche anno, quando gli studi epidemiologici ci diranno se alla diffusione e all’utilizzo massiccio dei cellulari è legato anche un aumento del numero di tumori nella popolazione. Per ora, questi effetti non si vedono. Nel dubbio, però, deve prevalere la prudenza. Usare i cellulari in modo corretto può comunque diminuire eventuali rischi.
Come usare il cellulare
Per evitare i rischi, sono utili alcune semplici precauzioni.
- Usa l’auricolare: è sufficiente allontanare il cellulare dalla testa soltanto di qualche centimetro perché il livello di esposizione scenda drasticamente.
- Fai telefonate brevi, soprattutto quando la linea è disturbata e il telefono è costretto a lavorare a piena potenza, con maggiore emissione di radiazioni.
- Lo stesso vale quando la copertura del segnale è inferiore: basta verificare con l’indicazione delle tacche.
Infine, educa e sii un buon esempio per i bambini. Sono potenzialmente più vulnerabili degli adulti ai campi elettromagnetici, sia perché il loro sistema nervoso è in fase di sviluppo sia perché fisicamente la circonferenza del cranio è più piccola. In attesa di certezze, meglio essere prudenti e tutelare i più piccoli, limitando il più possibile l’uso dei cellulari.
Redazione Nurse Times
Fonte: Altroconsumo
Lascia un commento