Si può raccontare la sanità in molti modi, ed è possibile partire da molti punti di vista. Si possono descrivere storie che finiscono male, oppure episodi con un lieto fine. Contratti di lavoro, diatribe con altre discipline, buone pratiche, come lavorare all’estero; tutto può essere analizzato in maniera descrittiva ed esaustiva.
All’interno di questo articolato mondo si possono trovare anche storie che sembrano provenire da un set cinematografico ma che, se analizzate, contengono il vissuto di persone reali e un’importante (e determinante) esperienza sia di vita che di pratica clinica dell’equipe sanitaria.
Ospedale delle Apuane, Massa. Andreina ha 73 anni ed è ricoverata da un mese nel reparto di oncologia. Il marito Guerrino rimane al suo fianco notte e giorno, non la lascia un minuto; i due sono sposati dal 1964, e il loro è un legame speciale.
Qualche giorno fa un episodio scuote la coppia: mentre è al fianco della moglie, Guerrino ha un malore e viene prontamente visitato e poi ricoverato nel reparto di cardiologia, adiacente a quello in cui è ricoverata la moglie.
L’equipe sanitaria rassicura Andreina riguardo alle condizioni del marito ma lei, lontana da Guerrino, inizia a peggiorare: la malattia li divide, e la lontananza fa soffrire entrambi ancora di più. La donna non collabora più come prima e, riprendendo la cronaca dal sito del Tirreno, ha un importante rialzo di pressione.
“Mi sono accorto che la pressione della signora si stava alzando, cosa che non era mai successa prima” racconta Francesco Bolognini, infermiere del reparto Polispecialistico. Ed è qui che l’infermiere, in accordo con l’equipe sanitaria del reparto, decide di fare la differenza: l’unico modo per far migliorare la salute della donna è quello di riportarla il prima possibile al fianco di suo marito Guerrino. Perché la terapia potesse iniziare c’è voluto qualche giorno ma alla fine, giovedì pomeriggio, i due coniugi si sono potuti rincontrare dopo 72 ore di lontananza.
Gli infermieri, avvisando prima i coniugi per non provocare emozioni eccessivamente forti, hanno trasportato il letto di Andreina nella stanza di Guerrino e i due si sono potuti finalmente riabbracciare in questa particolare “degenza matrimoniale”. I figli, sempre dalle pagine del Tirreno, hanno ribadito che “Medici e infermieri sono stati tutti straordinari…e non solo con i nostri genitori. Perché mettono la medesima cura e la stessa attenzione con ogni singolo paziente”.
“Dopo l’incontro con il marito non solo la pressione della signora Andreina è tornata nella norma, ma la paziente si è sottoposta con maggiore disponibilità a tutta una serie di trattamenti che nei giorni precedenti quasi rifiutava”, è la conferma fornita dalla dott.ssa Mariangela Pedata, ematologa che segue le degenze oncologiche. Perché, come conclude il primario di Oncologia Andrea Mambrini, «per curare davvero i pazienti, non si possono trascurare gli aspetti umani e psicologici della degenza».
Il riavvicinamento dei due coniugi non è solo la classica storia a lieto fine, ma è il frutto di un approccio che viene portato avanti da anni in oncologia (ma anche in altre specialistiche): come l’O.M.S. insegna, la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità.
Marco Parracciani
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