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Covid-19, virus non circolava a Roma e nel Sud Italia a fine 2019

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Covid-19, virus non circolava a Roma e nel Sud Italia a fine 2019
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 Lo sostengono gli infettivologi del Policlinico Gemelli.

Gli infettivologi del Policlinico Universitario Gemelli Irccs affermano con ragionevole certezza che di SARS-CoV-2 non c’era traccia a Roma né nel Sud Italia alla fine del 2019. Alla base di queste affermazioni, c’è una loro ricerca, appena pubblicata come lettera sulla rivista Clinical Microbiology and Infection.

“Recenti studi di sieroprevalenza, effettuati su donatori di sangue sani del Nord Italia – spiega la Francesca Lombardi, ricercatrice biologa della UOC di Malattie infettive del Policlinico Gemelli – hanno portato a ipotizzare che il SARS-CoV2 circolasse in Italia mesi prima dell’inizio della pandemia, individuato ufficialmente il 21 febbraio 2020”.

Gli infettivologi del Gemelli sono andati dunque a valutare se la stessa cosa potesse essersi verificata nella città di Roma. A tale scopo hanno ricercato la presenza di anticorpi IgG anti-SARS-CoV-2 in un gruppo di 451 soggetti Hiv positivi, seguiti presso l’Ambulatorio di Malattie infettive del Gemelli, nel periodo compreso tra dicembre 2019 e fine febbraio 2020. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a due test immunoenzimatici che, in nessun caso, hanno rivelato la presenza degli anticorpi anti-SARS-CoV-2.

“Sulla base dei risultati ottenuti su una casistica di soggetti HIV positivi – commenta la dottoressa Lombardi – si può concludere che il virus SARS-CoV-2 non circolasse, o circolasse a un livello molto basso, fino a febbraio 2020, nella città di Roma. Questa nostra osservazione, che differisce da quanto segnalato rispetto alla circolazione del virus nello stesso periodo nel Nord Italia, conferma quanto emerge dall’analisi dei dati epidemiologici e cioè che nella prima fase dell’epidemia Roma e il Centro Sud Italia sono stati relativamente preservati. È importante inoltre confermare sempre i risultati dei test sierologici con un secondo esame, vista la possibilità di falsi positivi, per evitare di dare un’errata interpretazione dei dati”.

Redazione Nurse Times

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