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Coronavirus, parla un infermiere contagiato a Rivoli: “Non vedo l’ora di tornare ad aiutare colleghi e pazienti”.

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Coronavirus, parla un infermiere contagiato a Rivoli: "Non vedo l'ora di tornare ad aiutare colleghi e pazienti".
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Rilanciamo l’intervista rilasciata da un collega a Torino Oggi.

“Stiamo vivendo un periodo difficile, mai visto prima. Dalla signora delle pulizie ai vertici, siamo tutti alle prese con qualcosa di enorme gravità”. Bastano poche parole per riassumere la condizione di straordinaria difficoltà che, primi tra tutti, stanno vivendo in queste settimane coloro che operano nella sanità.

Medici, infermieri, oss, ma anche tutte le altre figure che magari non finiscono davanti ai riflettori o illuminati dalle luci dei social network, ma che sono altrettanto fondamentali per mandare avanti un ospedale e, dunque, curare i cittadini combattendo al loro fianco contro il coronavirus

A raccontarlo è un infermiere dell’ospedale di Rivoli (Torino). Una delle strutture particolarmente impegnate in questo periodo, visto che raccoglie un bacino di pazienti che dalla cintura di Torino si spinge fino alle vallate che risalgono verso la Francia. E nella sua narrazione, il filo conduttore è senza dubbio la difficoltà: “Sono varie, tante. Cui si sono aggiunge anche le carenze di presidi, dispositivi di protezione personale e così via”

Una situazione che però non ha scoraggiato l’operato di tutto il personale. “Nulla ha fermato la volontà di ogni singolo operatore – prosegue l’infermiere, al termine di un altro turno in cui ha dovuto attingere fino all’ultima goccia di energia –. Alcuni di noi si sono ammalati, me compreso, ma dentro di noi è forte il desiderio di tornare presto a supportare sia i nostri colleghi che i pazienti. Ci troviamo davanti a situazioni nuove e orribili: tra le cose più difficili, c’è senza dubbio quella di dover comunicare prognosi infauste soltanto al telefono, oppure con una video chiamata. E’ qualcosa di terribile e devastante da un punto di vista psicologico, con il quale poi dovremo fare i conti considerato lo stress che ciò comporta”.

E non sempre i social o la ribalta vengono vissuti con soddisfazione: “Preferiamo dedicare ogni nostro sforzo all’assistenza. Con dignità e silenzio. Portando rispetto ai degenti, alle loro famiglie e a chi purtroppo non ce l’ha fatta. Dignità e riservatezza sono le caratteristiche che sono fondamentali in professioni dove soltanto il malato dovrebbe essere al centro dell’attenzione”.

Corsie e letti, dunque, più che le pagine di giornale o le trasmissioni in tv: “Preferiamo stare dietro ai riflettori perché, per noi, il palcoscenico è rappresentato dal malato nella sua interezza”.

Redazione Nurse Times

Fonte: Torino Oggi

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