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Coronavirus, arriva dal Giappone un farmaco che sembra arginare l’epidemia?

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Coronavirus, arriva dal Giappone un farmaco che sembra arginare l'epidemia.
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Si chiama Avigan. L’Aifa ha annunciato l’avvio di uno studio clinico in Lombardia per verificarne l’efficacia. Rilanciamo l’intervista realizzata dal Corriere della Sera con Junji Okada, general manager della divisione farmaceutica di Fujifilm.

Gli esperti si dividono sull’efficacia dell’Avigan, farmaco antivirale e anti influenzale giapponese, di colpo diventato popolare anche in Italia, per un video girato da un italiano in viaggio a Tokyo e postato sui social network con una pretesa grande così: sarebbe la medicina segreta dei giapponesi per arginare l’epidemia di Covid-19. Nel dubbio, l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha annunciato l’avvio di uno studio clinico in Lombardia.

Per capire come stanno le cose siamo andati alla fonte e abbiamo chiesto informazioni sull’Avigan direttamente al suo produttore, Fujifilm, il gruppo di fotografia fondato nel 1934 che, per sopravvivere alla rivoluzione ditale, si è reinventato un futuro (anche) nel campo della salute.

«Avigan è stato approvato nel 2014 in Giappone per curare l’influenza, ma non è ancora stato approvato per trattare il Covid-19. E’ un farmaco che non può essere venduto direttamente al pubblico, perciò non è distribuito nelle farmacie, ma è controllato direttamente dal governo, che deve autorizzarne l’uso». Così Junji Okada, general manager della divisione farmaceutica di Fujifilm, in videoconferenza da Tokyo.

Perche, in attesa di un vaccino, si guarda ad Avigan con speranza per combattere il Sars-Cov2?
«Alcune società stanno sviluppando un vaccino, ma ci vogliono almeno 12-18 mesi di tempo. Nel frattempo, può essere utile un farmaco come Avigan o altri principi terapeutici. Avigan non era mai stato impiegato fino a poco tempo fa. Ma quando è scoppiato il Covid-19, il governo di Tokyo ha deciso di utilizzarlo, anche se in modo limitato e sotto il suo controllo. Soltanto il ministero della Sanità può decidere a quali ospedali distribuire Avigan per la sperimentazione. Attualmente sono in corso due ricerche cliniche in Giappone su Avigan. Ma sono ben 6 i farmaci oggetto di studio come possibili trattamenti anti Covid-19».

Quali sono i primi risultati sull’Avigan?
«I risultati non sono ancora stati resi noti. Fujifilm non è coinvolta in questi studi. Ma il governo ha accolto la nostra richiesta di avviare direttamente una sperimentazione clinica di fase III per valutare la sicurezza e l’efficacia di Avigan in Giappone per i pazienti colpiti dal Covid-19».

La sperimentazione di Fujifilm è appena cominciata. Quanto tempo ci vorrà per l’approvazione dell’uso di Avigan contro il Sars-CoV2?
«Il protocollo clinico prevede uno studio su 100 pazienti: 65 trattati con Avigan e 35 con un placebo. Ipotizzando un trattamento dura 14 giorni, se le cose vanno bene, potremmo inviare i dati al governo nel giro di un mese, o poco più, per chiedere l’approvazione della nuova indicazione. La nostra speranza? Che l’emergenza acceleri i tempi, così che il farmaco possa essere usato per curare il Covid-19 entro la fine dell’anno».

Avigan serve a curare o a prevenire l’infezione?
«Può esser usato solo sui pazienti già ammalati di Covid-19. Per definizione, con febbre sopra i 37,5 gradi da almeno 4 giorni, tosse, mal di testa e che hanno già sviluppato la polmonite».

Come funziona Avigan?
«Un virus non può riprodursi da solo, ma ha bisogno delle cellule di un altro organismo. Avigan ha un meccanismo unico che inibisce l’enzima che permette la riproduzione del virus nella cellula infetta e ne blocca la crescita. Secondo uno studio pilota realizzato in Cina, dove hanno trattato i pazienti per 14 giorni, il farmaco riduce la tosse, la febbre e i sintomi della polmonite. Fujifilm non è coinvolta nella ricerca cinese, non è stato usato il nostro farmaco, ma un generico (favipiravir). Però a causa della sperimentazione cinese, l’Avigan sta diventando più conosciuto anche in Giappone».

Ci sono effetti collaterali importanti?
«Complessivamente, sono stati completati e analizzati 40 studi clinici con Avigan Tablet per l’influenza, che è stato somministrato a più di 3000 persone in tutto il mondo negli studi clinici. Non sono state osservate reazioni avverse gravi. Le principali razioni avverse includono l’aumento del livello di acido urico nel sangue. Lo studio cinese ha dimostrato che sono state osservate più reazioni avverse del Lopinavir /Ritonavir rispetto al Favipiravir (principio attivo farmaceutico di Avigan), e che e reazioni avverse con Favipiravir erano rare e tollerabili e nessuno dei pazienti ha dovuto interrompere la somministrazione. Avigan non è mai stato somministrato a donne di cui si sappia o si sospetti la gravidanza. Così, mentre la teratogenicità è stata osservata in studi su animali, non è mai stata osservata nell’uomo e non è un effetto collaterale di Avigan».

Siete in contatto con l’Aifa, che ha annunciato l’intenzione di avviare una sperimentazione, per la quale si sono già candidate Lombardia, Veneto e Piemonte?
«L’Aifa ci ha contattato e ci ha chiesto campioni clinici di Avigan, perché il nostro farmaco non è stato approvato in Europa o negli Sati Uniti. Stiamo parlando».

Qual è il prezzo?
«Avigan è una somministrazione per via orale, un farmaco a piccole molecole. Si suppone che non sia costoso come i farmaci biologici, che spesso comportano un complicato processo di produzione con l’utilizzo di cellule o microbici».

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

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