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Coronavirus, l’epidemia vista dalla corsia: tra ansia e senso del dovere.

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Coronavirus, l'epidemia vista dalla corsia: tra ansia e senso del dovere. 1
Sconforto, impotenza, stanchezza e paura ma anche tanta forza e il coraggio che si infondono l'un con l'altro convinti di farcela, di vedere la fine di questa emergenza salvando il più possibile vite umane. Sono questi i sentimenti degli infermieri del reparto di terapia intensiva dell'ospedale di Cremona, dove da oramai tre settimane si sta lottando contro il tempo per curare i pazienti in gravi condizioni per il Coronavirus: mai un riposo, ogni giorno in "trincea". ANSA/UFFICIO STAMPA OSPEDALE CREMONA
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Francesco Teneriello, infermiere di anestesia e rianimazione, specializzato in accessi vascolari ecoguidati, descrive lo stato d’animo suo e dei suoi colleghi in questo momento di difficoltà.

Francesco Teneriello

Questa epidemia ha cambiato ogni cosa, anche se la sensazione è che i giorni siano tutti uguali, accompagnati da mille problemi e urgenze che pensi di non riuscire a superare. Ma sappiamo che non possiamo farci prendere dallo sconforto. Sappiamo che quello che facciamo è importante e che si ha bisogno di noi. E allora si va avanti, nonostante la paura e le preoccupazioni, senza sentire la stanchezza, perché ora non è il momento.

Non è tanto la probabilità di ammalarci che ci spaventa, quello lo sappiamo. Può accadere e lo metti in conto, anche se si spera sempre che non accada e si mettono in campo tutte le precauzioni e i protocolli per evitarlo. Ma si vive l’ansia di contagiare i nostri cari, i nostri figli. Sono proprio il lavoro e il senso del dovere, però, a darci forza. E mentre realizzi tutto ciò, un altro giorno è passato, la giostra gira e si va avanti, senza fermarsi troppo a pensare.

Sono tante, infatti, le cose da fare: dobbiamo continuare a seguire i nostri pazienti e a tutelarli; dobbiamo garantire loro i servizi che normalmente eroghiamo, perché tutte le altre patologie non sono svanite con il coronavirus. Ci sono gli accessi vascolari da posizionare per i pazienti di tutti i reparti che ne abbiano bisogno. C’è il servizio di ambulatorio per i pazienti esterni. E poi, soprattutto, bisogna aiutare altre unità operative che sono in affanno.

A tal proposito devo dire che alcuni di noi hanno scelto con coraggio e senso di responsabilità di supportarli, andando a prestare servizio in quell’ospedale. E altri sono stati mandati lì perché ce n’era bisogno. Per noi sono un esempio. Ogni schema è saltato, i contorni si sono fatti meno definiti e devi fare quello che è necessario, con disciplina e buona volontà, con la certezza che stiamo facendo la nostra parte, dando il massimo e con generosità, sperando che anche il nostro piccolo contributo possa essere utile a tornare il prima possibile alla normalità.

Vorrei concludere con un appello a tutti coloro che leggeranno e che non sono medici, infermieri, operatori sanitari. Il nostro lavoro è questo, ed è nostro dovere affrontare anche i rischi. Voi altri, per favore, se avete capito quello che facciamo, aiutateci, restate a casa e siate prudenti. Grazie.

Francesco Teneriello

Aiutateci ad aiutarvi

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