Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo della collega Debora Candela.
Chi mi conosce sa. Sa che sono una persona solare, positiva, sempre pronta a scherzare e ridere della vita, a prendere le cose con quel misto di ironia e leggerezza che mi contraddistinguono. Però ci sono momenti in cui scherzare non basta.
Questa professione l’ho scelta io, così come tutti gli altri infermieri, medici, oss, volontari e personale sanitario che ogni giorno si impegnano dentro ma anche fuori dall’ospedale. Perché la vera sfida, per la maggior parte di noi, non finisce a fine turno, ma continua, e forse ci tocca ancora più da vicino quando rientriamo a casa, quando non possiamo più avvicinarci, abbracciare o anche solo stare nella stessa stanza insieme a chi amiamo. Quando dobbiamo stare attenti a ciò che tocchiamo, a come ci muoviamo. Quando la paura di poter contagiare chi amiamo supera la serenità di sentirci tra le quattro mura di casa. Quando possiamo parlare solo da lontano, solo attraverso una mascherina.
Questa professione l’abbiamo scelta noi perché è la nostra passione. è ciò che ci fa sentire vivi, che ci definisce. Ma non l’hanno scelta i nostri famigliari, i nostri nonni, i nostri figli, i nostri parenti, fidanzati o fidanzate, i nostri papà, le nostre mamme, i nostri fratelli o sorelle. Loro non hanno scelto tutto questo, eppure ogni giorno sono lì a sostenerci, a ringraziarci, a darci forza e a farci sentire meno distanti col cuore e con la mente.
Oggi ho deciso di accantonare l’ironia, oggi voglio ringraziare tutti loro, perché non è facile starci accanto, soprattutto ora. Non è facile capirci, sostenerci e lottare con la paura, con la distanza, con la mancanza di un profumo o di un abbraccio. Oggi il mio pensiero e il mio grazie più sentito va a loro, che nonostante le nostre scelte continuano ad amarci e a sostenerci senza se e senza ma. Grazie di cuore.
Debora Candela – Infermiera
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