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Coronavirus, guarita e già operativa l’infermiera della foto simbolo: “Abbiamo uno spirito indomito”.

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Coronavirus, guarita e già operativa l'infermiera della foto simbolo: "Abbiamo uno spirito indomito".
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Elena Pagliarini, la collega di Cremona immortalata da una famosa immagine, è uscita dalla quarantena. In un’intervista ha raccontato la sua storia e l’emozione per il ritorno al lavoro.

La quarantena di Elena Pagliarini, la 43enne infermiera cremonese immortalata in una foto simbolo della lotta al coronavirus, è finita. «Era l’otto marzo, le 6 di mattina, la Festa della donna – ha ricordato lei stessa in un’intervista rilanciata su Facebook anche dal sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti. Durante la notte era successo di tutto. Una notte fatta di corsa tra i letti dei pazienti gravi, che con i loro sguardi angosciati chiedevano aiuto e non capivano cosa stesse succedendo. Avevo anche pianto».

Poi la bella notizia, arrivata venerdì 3 aprile: «Stamattina, intorno alle 11, ho ricevuto la notizia che attendevo: anche il responso del secondo tampone, analizzato a Brescia, è negativo. Questo significa che sono completamente guarita e che potrò rientrare al lavoro, al Pronto soccorso. Prenderò servizio oggi stesso, alle 21. Era quello che desideravo, infinitamente. In questo momento sto provando un’emozione incontrollabile: finalmente rivedrò i miei colleghi, i medici e tutto il personale sanitario. La mia seconda famiglia. Ho bisogno del contatto con loro. La mia felicità è immensa».

Elena, che il 10 marzo si è sottoposta al tampone e il 13 è entrata in isolamento, ha parlato anche della famosa immagine: «Quella foto (scattata dalla dottoressa Jessica Mangiatordi, ndr) non rappresenta la mia stanchezza, ma la stanchezza e l’impegno di tutti i miei colleghi nella lotta al coronavirus. Gli infermieri hanno uno spirito indomito, l’infermiere è un guerriero. Il personale infermieristico è declassato, messo in disparte. Si pensa che faccia solo la flebo o il prelievo. Invece, dietro a un infermiere, c’è tanto. Ci sono i rapporti con i familiari, una parola al paziente, una carezza. È l’infermiere che si occupa del supporto psicologico, è lui il punto di riferimento».

L’esito del test di conferma era prevedibile, ma non scontato: «Alcuni miei colleghi sono risultati negativi al primo esame, ma positivi a quello successivo. Anche per questo era incerta. Ho perso degli amici e il papà di uno di loro. Quando tutto questo finirà, dovremo guardarci intorno e vedere chi è rimasto. Ho paura che mancherà qualcuno di cui non mi sono accorta».

Redazione Nurse Times

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