Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura del sindacato.
Chissà fino a quando si parlerà ancora di coronavirus. In queste ore sono tanti gli infermieri, i tecnici di radiologia e di laboratorio di analisi, gli assistenti sanitari, come gli operatori socio sanitari, insieme agli altri professionisti della salute, impegnati in prima linea per far fronte all’emergenza del coronavirus. Così Giuseppe Carbone, segretario generale della FIALS, in una nota al Governo e alla Conferenza delle Regioni.
Per loro sono giorni difficili, prosegue Carbone, pieni di sacrifici e di paure da affrontare, ma ci sono, lavorano senza sosta e competenza, con la testa e il cuore e, come sempre, al massimo delle loro potenzialità e coinvolti nella vita privata, familiare e sociale.
Sono giornate intense, fatte di turni faticosi che, come sempre, vengono affrontati con professionalità e grande senso di responsabilità.
Spesso sono proprio gli infermieri il primo contatto del paziente, e a loro in questo momento è stato chiesto di ripensare anche alla routine lavorativa con orari straordinari e organizzazioni di emergenza. A loro è stato chiesto di rinunciare alle ferie e ai giorni di riposo, weekend, uscite con gli amici e al tempo in famiglia, non possono partire o allontanarsi dal Paese perché è proprio adesso che l’Italia, vittima del Coronavirus, ha bisogno di loro.
Se da una parte gli italiani, per paura o per disposizione sanitaria, restano chiusi in casa al sicuro, i professionisti della salute ogni giorno devono recarsi a lavoro per contenere e combattere questo virus che si espande a macchia d’olio nel nostro Paese.
Ma loro non si arrendono, anzi, nonostante la criticità della situazione continuano a sostenere i loro colleghi, perché è solo con l’unione che trovano il coraggio di andare avanti, giorno dopo giorno.
A tutti gli infermieri che lavorano senza sosta, come agli altri operatori della salute, arrivano attestati di stima, parole di sostegno, incoraggiamento e ringraziamento da parte dei rappresentanti (Sua) delle Istituzioni, dal Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, dal Ministro della Salute a tutti i Presidenti delle Giunte Regionali, come da parte degli stessi cittadini ed anche attraverso i social network.
Eppure sono sempre gli stessi professionisti al fianco di chi ha bisogno rischiando la vita, quelli meno riconosciuti a livello economico in tutta Europa.
Già, il Paese sembra essersi accorto che esistono gli infermieri e gli altri professionisti della salute.
Li chiamano EROI, ma sono professionisti che oggi si sentono più che mai soli, abbandonati dal sistema, abbandonati dal governo, dal parlamento, dalle regioni e da tutti i partiti politici. Pur apprezzando il grosso lavoro ed impegno fatto fino ad oggi dal Governo e dalle Regioni, non possiamo esimerci dal dire che, ad oggi non vi è un DPCM che preveda investimenti economici per un piano straordinario di assunzioni siano esse a tempo indeterminato da scorrimento di graduatorie esistenti, anche a livello interregionale, o in mancanza a tempo determinato
e rinnovabili, con bandi a scadenza brevissima salvo quanto previsto dal d.l. 9 del 2 Marzo 2020 per le Regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Friuli ed Emilia Romagna.
Riteniamo l’assoluta priorità occuparsi della carenza dei dispositivi di protezione sia in risposta ai professionisti della Salute che ci chiedono di essere messi in sicurezza e sia per salvaguardare il Servizio Sanitario Nazionale dal Collasso “Professionisti infetti equivale a pazienti senza cure”
Ma ritengo personalmente vergognoso, la mancanza ad oggi di un provvedimento concreto, un decreto legge o un DPCM che veda riconoscimenti economici per chi oggi è in prima linea.
Non è possibile che anche in questa situazione, si chiamino EROI gli infermieri come le altre professioni sanitarie ed operatori socio sanitari, ma poi si faccia una scelta di campo, prettamente politica, con una distinzione di fondo in professionisti di serie A (medici e dirigenti professioni sanitarie) e professionisti di serie B ( gli infermieri, tecnici sanitari, oss, amministrativi, ecc.…) del comparto sanità.
Questo Governo e Parlamento hanno riconosciuto ai soli medici e dirigenti delle professioni sanitarie, escludendo volutamente tutto gli altri professionisti della sanità del comparto, la RIA (retribuzione individuale di anzianità) nei fondi contrattuali delle Aziende ed Enti del SSN, incrementando il trattamento economico accessorio di ulteriori 14 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2025 e di 18 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2026. Somme che andranno ad aggiungersi a quelle già stanziate dalla finanziaria 2018 portando il totale delle risorse economiche a regione nell’anno 2026 a 188 milioni di euro.
E’ vergognoso che venga riconosciuto solo l’impegno medico, quando anzi, anche in questa emergenza tutti i professionisti sanitari, gli infermieri soprattutto, sono sempre messi in trincea.
E’ doveroso che il Governo e le Regioni ricambino l’impegno di questi professionisti, stanchi di ricevere (quando va bene) solo pacche sulle spalle, con soldi per il loro misero e mai dignitoso rinnovo contrattuale.
Chiediamo a questo Governo, insieme alle Regioni, di estendere, anche, nei fondi contrattuali del personale del Comparto Sanità la RIA ( retribuzione individuale di anzianità) alla pari della Dirigenza Sanitaria, oltre a stanziare risorse economiche e SUBITO a favore del personale del Comparto per premiare il loro impegno, le loro competenze, il loro sacrificio, il continuo sforzo fisico come il rischio di infezione. Necessita con un urgente DPCM o decreto legge da estendere a tutte le Regioni le Risorse Aggiuntive Regionali nei fondi contrattuali aziendali del personale del comparto sanità, come raddoppiare quelle esistenti già in pochissime regioni, oltre a riconoscere, finalmente, l’indennità di sub intensiva e di malattie infettive ai professionisti del pronto soccorso e 118 al personale coinvolto nell’assistenza domiciliare, che oggi come ieri sono i primi a venire a contatto con possibili pazienti infetti e prestano nelle prime ore dell’evento cure intensive al paziente, come investire in prestazioni aggiuntive, in attesa delle assunzioni, per le prestazioni attuali di lavoro
straordinario e reperibilità che non possono ricadere sui costi dei fondi contrattuali.
Ed ancora, dare certezza a quanto contenuto nel documento del Patto della Salute 2019-2021 relativo alla destinazione alla contrattazione integrativa di risorse aggiuntive, nel limite del 2 per cento del monte salari regionale, da parte delle regioni in equilibrio (lo chiediamo anche per le altre data l’emergenza coronavirus).
Il rischio quotidiano, il tanto sbandierato eroismo va riconosciuto e retribuito e va finalmente approvata la libera professione anche ai professionisti sanitari del Comparto Sanità.
I professionisti sanitari non sono EROI, conclude infine Carbone, sono solo professionisti che da anni aspettano di veder riconosciti i loro diritti. Ora sta al Governo, al Parlamento, e alla Conferenza delle Regioni dimostrare la giusta riconoscenza al ruolo nella tenuta del Sistema Sanitario Nazionale.
Redazione Nurse Times
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