Lo dimostra uno studio condotto dai ricercatori del Mount Sinai Hospital.
L’elettrocardiogramma può prevedere l’evoluzione grave coronavirus nei pazienti ospedalizzati. Lo dimostra uno studio condotto dai ricercatori del Mount Sinai Hospital di New York su 140 pazienti ricoverati per le complicanze dell’infezione da Sars-CoV-2 e pubblicato sull’American Journal of Cardiology.
Gli autrori hanno confrontato un elettrocardiogramma effettuato al momento del ricovero con uno precedente all’infezione. I due esami sono stati poi messi a confronto con un Ecg eseguito alcuni giorni dopo il ricovero. È emerso che circa due giorni prima di un aggravamento il tracciato mostra modifiche significative.
“Il nostro studio – spiega Joshua Lampert, coordinatore del lavoro – mostra che un restringimento delle onde del tracciato dell’elettrocardiogramma durante il Covid-19 può essere uno strumento importante per i medici, consentendo di anticipare cambiamenti clinici e intervenire più rapidamente. L’Ecg potrebbe essere utile da usare negli ospedali prima che le condizioni dei pazienti peggiorino. Questo è particolarmente utile in caso di saturazione delle strutture, perché un Ecg, a differenza degli esami del sangue, dà un responso immediato e può essere eseguito da tutto il personale sanitario”.
Redazione Nurse Times
- Salute della donna: studi triplicati negli ultimi 10 anni
- Depressione: maggiore rischio con farmaci agonisti del GLP-1?
- Tribunale di Reggio Calabria: “Il dirigente medico non è tenuto a rispettare un orario di lavoro minimo”
- Allergie di primavera: i consigli degli esperti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù
- Piano pandemico 2025-2029, le Regioni lo bocciano
Lascia un commento