La pillola anti-Covid sviluppata da Merck, non ancora autorizzato in Ue, dovrà essere presa due volte al giorno per cinque giorni. La terapia deve iniziare entro cinque giorni dai primi sintomi e non è raccomandata in gravidanza.
Arrivano le indicazioni dell’Ema sulla pillola antivirale molnupiravir per il trattamento del coronavirus, sviluppata da Merck Sharp & Dohme (Merck in Usa e Canada) in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. Il farmaco, che potrebbe essere disponibile tra poche settimane, dovrà essere presa due volte al giorno per cinque giorni nella cura della malattia. La terapia deve iniziare entro cinque giorni dai primi sintomi.
“La pillola anti-Covid sarà disponibile nelle settimane successive al Natale – ha detto recentemente Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa –, ma ci siamo attivati affinché la prenotazione di questi farmaci orali ci sia il prima possibile. La valutazione sarà compiuta anche a livello di Agenzia europea. I risultati sono più che confortanti, ma la valutazione sarà compiuta nelle prossime settimane”.
La terapia, secondo la consulenza emessa dal Comitato per i medicinali a uso umano Chmp dell’ente regolatorio Ue, dovrà cominciare “il prima possibile” dopo la diagnosi, ed “entro cinque giorni dall’inizio dei sintomi”. Il farmaco, che è disponibile in capsule, dovrà essere assunto “due volte al giorno per cinque giorni”. Il suo utilizzo “non è raccomandato in gravidanza”. E l’allattamento al seno “deve essere interrotto durante il trattamento e per quattro giorni dopo il trattamento”.
Il parere, si legge in una nota Ema, è stato emesso per supportare le autorità nazionali dei vari Stati membri che potrebbero decidere su un possibile utilizzo precoce del medicinale prima dell’autorizzazione europea all’immissione in commercio, ad esempio in contesti di emergenza, alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e dei decessi dovuti a Covid in tutta l’Ue.
Il medicinale, che appunto non è attualmente autorizzato in Ue, può essere utilizzato per trattare adulti con Covid che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio di sviluppare malattia grave. Il consiglio emesso dal Chmp segue una revisione dei dati, compresi quelli sulla qualità del medicinale e i risultati degli studi completati e in corso. Come parte di questo consiglio, sono stati valutati i risultati intermedi dello studio principale su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati con almeno una condizione di base che li metteva a rischio di Covid grave.
La pillola antivirale, somministrata alla dose di 800 milligrammi due volte al giorno, ha dimezzato il rischio di ospedalizzazione e morte quando il trattamento è iniziato entro cinque giorni dai primi sintomi. Circa un mese dopo l’inizio del trattamento il 7,3% dei pazienti (28 su 385) che hanno assunto il farmaco, rispetto al 14,1% (53 su 377) di quelli che hanno preso il placebo, è stato ricoverato o ha avuto un esito infausto. Nessuno dei pazienti del gruppo trattato è morto, rispetto agli otto pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni riportati durante il trattamento e nei 14 giorni successivi all’ultima dose sono stati diarrea, nausea, vertigini e cefalea, tutti di entità lieve o moderata.
Il farmaco non è raccomandato anche nelle donne che potrebbero iniziare una gravidanza e non utilizzano un contraccettivo efficace. Le donne che potrebbero restare incinte devono usare un contraccettivo efficace durante la cura e per quattro giorni dopo l’ultima dose di Lagevrio, precisa l’Ema. “Queste raccomandazioni sono fornite poiché studi di laboratorio sugli animali hanno dimostrato che dosi elevate” del medicinale “possono influire su crescita e sviluppo del feto”.
Le condizioni d’uso proposte saranno pubblicate a breve online e possono essere usate per supportare raccomandazioni nazionali sull’utilizzo del medicinale prima dell’autorizzazione Ue. E’ anche in corso una revisione continua più completa in vista di una possibile domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’antivirale orale agisce riducendo la capacità di Sars-CoV-2 di moltiplicarsi nell’organismo e lo fa aumentando il numero di mutazioni nel materiale genetico del virus (Rna).
Redazione Nurse Times
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