Brian Pinker, paziente in dialisi, si dice felice della somministrazione. Intanto l’Ema spiega le ragioni della frenata sulla distribuzione nell’Unione Europea: “E’ efficace, ma ci sono aspetti da chiarire”.
Si chiama Brian Pinker (foto), paziente in dialisi di 82 anni, il primo individuo che ha ricevuto il vaccino AstraZeneca in Gran Bretagna, dove è già cominciata la somministrazione del siero sviluppato dall’Università di Oxford in collaborazione con l’Irbm di Pomezia. L’inoculazione della prima dose è avvenuta alle 7:30 di ieri mattina all’ospedale universitario di Oxford.
«Sono così felice di aver ricevuto il vaccino e orgoglioso che sia stato inventato proprio qui – ha dischiarato il signor Pinker –. Non vedo l’ora di celebrare il mio 48esimo anniversario di matrimonio con mia moglie Shirley quest’anno».
E mentre l’Unione Europea attende il via libera dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), il Regno Unito incrementa la propria capacità vaccinale: su 100 milioni di dosi ordinate, 520mila sono già disponibili. Inoltre si stanno aprendo nuovi centri di vaccinazione. Per il governo britannico il vaccino AstraZeneca-Oxford rappresenta una svolta nella battaglia contro Covid perché economico e facilmente trasportabile. Può essere infatti conservato alla temperaturo di un comune frigorifero.
«Sul vaccino AstraZeneca lavoriamo giorno e notte – ha dichiarato Armando Genazzani, membro dell’Ema –. E’ efficace, ma ci sono aspetti da chiarire. Ad esempio il fatto che, imprevedibilmente, chi è stato sottoposto alla somministrazione di mezza dose più una successiva ha una protezione maggiore di chi ne ha ricevuto una intera più una seconda. Gli studi sono stati effettuati in vari Paesi e l’efficacia varia: anche questo va chiarito. Il vaccino AstraZeneca utilizza una tecnologia diversa rispetto ai due precedenti (Pfizer e Moderna, ndr), ed è complesso. Abbiamo già valutato gli studi di laboratorio, e stiamo analizzando gli ingredienti e come viene prodotto, visto che saranno coinvolti sei-sette stabilimenti in diverse parti del mondo a cui richiediamo di operare in modo identico».
Redazione Nurse Times
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