“Proporre ai veterinari di fare i tamponi per il Covid è stata una ‘sparata’ incongruente ed irrazionale, oltre che illegale”.
Lo dice Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato infermieri italiano, Nursing Up. “Caro presidente Luca Zaia, per coprire meglio e più in fretta il territorio, estenda l’invito a estetisti, massaggiatori, logopedisti , e perché no, anche ad architetti, ingegneri, chimici…
Insomma: si continua a fare finta che in Italia non ci siano gli infermieri, cioè quelli che in ogni ospedale e in ogni ‘drive in’ sono deputati a fare i tamponi.
Con tutto il rispetto per i veterinari, che hanno già declinato l’invito ricordando che commetterebbero un abuso di professione sanitaria, io credo che la nostra proposta, avanzata lo scorso 23 ottobre, sia più che mai valida. E per di più, immediatamente attuabile.
Repetita iuvant: i tamponi si possono fare con l’aiuto dei 450 mila infermieri italiani, dai liberi professionisti a quelli che operano nelle strutture del SSN, che non sono impegnati H24 e che potrebbero essere semplicemente autorizzati a svolgere attività libero professionale.
Collaborando con le 20 mila farmacie italiane potrebbero fare test rapidi per il Coronavirus e condurre uno screening a tappeto su tutto il territorio nazionale. Coinvolgere farmacisti e infermieri significherebbe alleggerire in modo considerevole il lavoro delle strutture sanitarie e individuare i soggetti positivi.
Per fare ciò, ripeto ancora una volta, è necessario un accordo con Federfarma, stabilendo un costo calmierato, e introdurre una norma che dia la possibilità agli infermieri italiani, dipendenti di strutture pubbliche, di esercitare la prestazione professionale nelle farmacie presenti sul territorio nazionale. Il servizio, peraltro, andrebbe svolto anche a domicilio, a cominciare da Rsa, case di riposo e case famiglia” conclude De Palma.
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