Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa del sindacato Nursing Up.
L’ultima seduta ha confermato i nostri timori: per quanto ci riguarda, l’Aran ha portato avanti il negoziato sul Contratto con l’unico obiettivo di chiudere senza reali aperture, lasciando i professionisti sanitari senza risposte e senza soluzioni. Più che una trattativa, quella a cui abbiamo assistito è stata una “rappresentazione preconfezionata”, in cui la possibilità di costruire un accordo equo è stata soffocata da rigidità e reticenze.
Per noi il vero stop alla sottoscrizione del Contratto, sia chiaro, è quello posto dall’Aran, che ha scelto di “ingessare la trattativa”, di alzare muri di cemento armato, anziché costruire solidi ponti, di negare ogni apertura sulle questioni centrali che abbiamo posto .
Ciononostante, oggi l’Aran tenta ancora una volta di ribaltare una frittata già “tristemente bruciata da un lato”, scaricando le colpe su chi, invece, ha avuto la coerenza di non piegarsi a un Contratto che non valorizza i professionisti della sanità, che non offre garanzie né prospettive, che non risponde alle esigenze reali di chi ogni giorno manda avanti ospedali e strutture sanitarie in condizioni sempre più proibitive.
E allora una domanda sorge spontanea: l’Aran può davvero continuare ad avere il coraggio di affermare di aver fatto di tutto per trovare un accordo, come aveva chiesto apertamente il ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo? Noi crediamo di no! E la prova è sotto gli occhi di tutti: il 20 febbraio scorso, da parte dell’Aran, ci sono state zero aperture sulle questioni fondamentali che abbiamo posto. Nessun tentativo reale di mediazione.
Eppure Nursing Up ha partecipato alla seduta con la palese volontà di trovare un’intesa. Ci siamo detti pronti a passare le notti al tavolo della trattativa, a lavorare senza sosta, 24 ore su 24, pur di arrivare a un accordo equo e dignitoso per i professionisti sanitari, rispettando le solide premesse dall’atto di indirizzo.
Per farlo, però, chiedevamo almeno alcune condizioni minime e ragionevoli:
- Un’apertura normativa concreta, e non discriminante, per rimuovere gli attuali limiti di accesso di infermieri e professionisti sanitari all’area elevata qualificazione, perché senza possibilità di crescita e di valorizzazione professionale questo Contratto restava un guscio vuoto.
- Un riconoscimento pari ad almeno due ore dell’orario di servizio settimanale per l’Ecm dei professionisti sanitari.
- L’esonero effettivo dalle notti e dai turni di pronta disponibilità, su richiesta di infermieri e ostetriche interessati, una volta raggiunti i 60 anni di età.
- Una distribuzione più equa delle pur magre risorse del Contratto 2022/2024, per riconoscere in modo adeguato le responsabilità e le competenze degli infermieri e degli altri professionisti sanitari.
- Il rinvio dell’introduzione della figura dell’assistente infermiere, sollecitando invece l’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità.
Non abbiamo trovato nulla di tutto questo sul tavolo! Nessuno spiraglio per la parte normativa, nessun segnale reale di apertura, solo muri e barricate. Ecco perché oggi respingiamo con forza le accuse di chi cerca di far ricadere il fallimento di questa trattativa sulle scelte di sindacati come il nostro, che hanno deciso di non esprimere parere favorevole.
LA REALTÀ DIETRO I NUMERI: IL GRANDE EQUIVOCO DEGLI AUMENTI GENERALIZZATI. UNA PERCEZIONE DISTORTA
Sulla parte economica del Contratto l’Aran, con la disinvoltura di un “prestigiatore esperto”, ogni giorno ci racconta una versione sempre più raffinata della realtà economica del contratto. Un gioco di numeri e proiezioni che sembra tratto da un manuale: prende un dato qui, ne aggiunge un altro là, ed ecco servita una statistica che racconta tutto… Ma la verità?
E qui viene il bello: nelle sue acrobazie statistiche l’Aran insiste nel dire che il Contratto è vantaggioso, parlando di un aumento medio di 172 euro per gli infermieri . Ma come arriva a questa cifra? Facile: basta includere nelle risorse disponibili, come base di calcolo, anche le risorse destinate solo ed esclusivamente al personale di pronto soccorso, generando in tal modo la distorta percezione che il beneficio che ne consegue sia automaticamente applicato a tutti.
E la stessa cosa fa “con la parte destinata solo ed esclusivamente ai fondi risorse decentrate”. Un po’ come dire che, anche se solo il 7% circa degli infermieri del Ssn mangerà un pollo intero, ma il restante 93% no, in media avranno mangiato mezzo pollo ciascuno. Un metodo che sarebbe perfetto per un cabaret comico, ma che con la realtà degli stipendi ha ben poco a che fare.
Una questione di trasparenza: conti alla mano e nessun trucco
A noi questo modo di raccontare i fatti non convince. E non dovrebbe convincere neanche chi ogni giorno porta avanti la sanità pubblica con turni massacranti e stipendi sempre al limite della dignità. All’infermiera Angela Rossi, o all’ostetrica Giulia Verdi, che lavorano in qualsiasi reparto di ginecologia di un qualsiasi ospedale italiano, si deve dire la verità: non percepiranno 172 euro di aumento al mese, perché quella cifra è stata calcolata mettendoci dentro soldi che andranno solo a una piccola percentuale di operatori del pronto soccorso e ai fondi risorse decentrate. E allora perché far credere il contrario?
NURSING UP SI OPPONE A OGNI NARRAZIONE CHE POSSA GENERARE LA DISTORTA PERCEZIONE DEL QUADRO REALE DELLA TRATTATIVA
Non possiamo permettere che si capovolgano i fatti per attribuire ai sindacati responsabilità che non hanno. E, soprattutto, smettiamola di confezionare numeri che, una volta scartati, si rivelano in parte inconsistenti come la nebbia in Val Padana. Se il Contratto è questo, allora lo si dica chiaramente, ma senza strapparsi le vesti con stupore e meraviglia se, come ovvia e ineludibile conseguenza, in Aran la maggioranza sindacale che serve per l’approvazione del testo non viene raggiunta.
Redazione Nurse Times
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