Nell’attuale panorama sanitario italiano, emerge un fenomeno che sta rivoluzionando il sistema medico nazionale: i medici gettonisti. Interviene il presidente OMCEO di Roma, Antonio Magi: “Pagare i medici strutturati come i gettonisti”
Questi professionisti, che lavorano come liberi professionisti attraverso cooperative o società private, stanno generando un impatto significativo sulla qualità delle cure e sulla continuità assistenziale nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
In questa realtà in rapida crescita, Giovanni Sella, un medico di 46 anni, ha scelto di cambiare il corso della sua carriera, passando dal lavoro all’interno del SSN a quello di medico gettonista.
Sella, che guadagna più di 150.000 euro lordi all’anno, ha spiegato che questa decisione gli permette di avere un maggiore equilibrio tra lavoro e tempo libero, godendo delle piste da sci e dei vantaggi economici offerti dal settore privato.
E’ quanto emerge dall’intervista di Giovanni Sella, medico gettonista rilasciata a “La Repubblica”.
Sebbene questa scelta possa sembrare allettante per molti, sta causando una serie di problemi per il sistema sanitario italiano. La carenza di personale medico nei reparti pubblici sta costringendo gli ospedali a dipendere sempre di più dai medici gettonisti. Questo cortocircuito sta comportando un aumento dei costi, una perdita di continuità assistenziale e una diminuzione della qualità delle cure fornite.
Il Decreto Bollette, recentemente convertito in legge a fine maggio, ha tentato di porre rimedio a questa situazione introducendo misure per frenare il fenomeno dei medici gettonisti. Tuttavia, molti professionisti del settore esprimono scetticismo sull’efficacia di tali provvedimenti. Secondo Sella, è improbabile che queste leggi riescano a bloccare completamente il fenomeno, poiché il sistema si basa su una domanda crescente di medici gettonisti.
Fabio De Iaco, presidente nazionale della Società Italiana di Medicina d’Emergenza-Urgenza (Simeu), ha sottolineato che la mancanza di alternative ai medici delle cooperative private ha costretto le aziende sanitarie a dipendere da enti terzi privati per garantire copertura durante i turni. Questo scenario è particolarmente evidente nei reparti di emergenza-urgenza, dove l’assenza di personale potrebbe lasciare interi reparti deserti.
La situazione ha sollevato l’importante questione della parità di retribuzione tra medici strutturati e gettonisti.
Mentre i medici gettonisti guadagnano cifre significativamente più elevate rispetto ai loro colleghi all’interno del SSN, c’è un crescente consenso che i professionisti dovrebbero essere retribuiti in modo equo per il lavoro simile svolto, al fine di mantenere standard di assistenza adeguati.
La divergenza tra medici gettonisti e quelli all’interno del SSN è emersa anche nella mole di lavoro. I gettonisti, che lavorano meno ore rispetto ai medici pubblici, sembrano preferire questa modalità per evitare il burnout e ottenere un miglior equilibrio tra lavoro e vita privata.
Il fenomeno dei medici gettonisti rappresenta una sfida complessa per il sistema sanitario italiano. La necessità di bilanciare la domanda di professionisti medici con la garanzia di una continuità assistenziale e di cure di alta qualità richiede un riesame delle politiche di retribuzione e di condizioni lavorative all’interno del SSN.
Disparità retributive nel servizio sanitario nazionale. Magi (OMCEO Roma): “Pagare i medici strutturati come i gettonisti”
L’intervista di Giovanni, medico gettonista su “La Repubblica” ha sollevato importanti questioni riguardo alle differenze salariali all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. Il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, ha sottolineato la necessità di rivedere i rapporti di lavoro all’interno del settore e adeguare le retribuzioni dei medici strutturati a quelle dei medici gettonisti.
Secondo Magi, l’intervista del medico gettonista ha confermato ciò che molti sostengono da tempo: è essenziale apportare modifiche significative alle condizioni di lavoro nel Servizio Sanitario Nazionale.
Attualmente, i medici gettonisti possono percepire retribuzioni superiori persino a quelle di primari, con cifre che superano i 150.000 euro lordi all’anno.
Magi ha sottolineato che il sistema di rapporto di dipendenza e impiego tra i medici e il Servizio Sanitario Nazionale sta attraversando una crisi. È diventato fondamentale per i medici organizzare la propria vita e ricevere compensi comparabili a quelli dei professionisti in altri Paesi europei. Questa disparità retributiva ha alimentato il problema dei “gettonisti”, medici che lavorano su base occasionale e guadagnano considerevolmente più dei colleghi strutturati.
Sebbene il governo abbia adottato alcune norme per frenare questa tendenza, Magi sostiene che queste non siano sufficienti. È necessario riallocare le risorse economiche attualmente destinate a beni e servizi verso le spese di personale, che rimangono bloccate al 2004 con una diminuzione dell’1,4%. Attualmente, vi è un tetto di spesa per il personale dipendente, ma questa restrizione non si applica ai professionisti che lavorano su base occasionale.
Magi ritiene che questa situazione non sia più tollerabile, specialmente alla luce degli sforzi del Ministero delle Finanze per affrontare la crisi sanitaria e la fuga dei professionisti. La differenza salariale tra medici strutturati e gettonisti è evidente: uno strutturato può guadagnare circa 34,50 euro l’ora, mentre un gettonista può ricevere fino a 150 euro.
La mancanza di investimenti economici nel personale è stata una problematica a lungo trascurata. Anche se sono stati stanziati fondi e risorse per strutture e attrezzature attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), poco è stato fatto per migliorare la situazione retributiva dei professionisti.
Inoltre, la disparità salariale ha avuto un impatto negativo sulla professione medica. I giovani medici evitano persino di partecipare ai concorsi per entrare nel Servizio Sanitario Nazionale, mentre quelli che vi lavorano da anni percepiscono retribuzioni nettamente diverse pur svolgendo lo stesso lavoro nelle stesse strutture.
Redazione NurseTimes
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