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Civita Castellana (Viterbo), medici non autorizzati all’attività privata: in 12 a processo

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Civita Castellana (Viterbo), medici non autorizzati all'attività privata: in 12 a processo
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Nella Cittadella della Salute la Guardia di Finanza ha scoperto un poliambulatorio dove lavoravano privatamente medici dipendenti di strutture pubbliche, ma senza l’autorizzazione dalle Asl di appartenenza. Gli indagati, rinviati a giudizio, devono rispondere di truffa aggravata.

Nel luglio del 2020 un’attività info-investigativa della Guardia di Finanza ha portato alla scoperta di un poliambulatorio, all’interno della Cittadella della Salute di Civita Castellana (Viterbo), dove prestavano attività lavorativa medici di medicina generale e medici specialisti, dipendenti di strutture pubbliche, non autorizzati dalle Asl di appartenenza a svolgere attività di tipo privatistico, tanto da percepire l’indennità di esclusiva.

Le indagini furono svolte anche con la collaborazione dell’Ufficio Controllo della Direzione generale dell’Asl di Viterbo e della Regione Lazio. Oltretutto le attività esercitate erano pubblicizzate attraverso appositi annunci sulla bacheca affissa in sala d’aspetto.

Ebbene “nell’ambito di attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Viterbo e condotta con il supporto dei finanzieri della Compagnia di Civita Castellana, è stato pronunciato il decreto che dispone il giudizio dal Giudice dell’udienza preliminare presso il Tribunale di Viterbo, in data 25 maggio 2023, con la contestazione dei reati p.e.p. dagli art. 81 c.p.v., 640 1 e 2 c nr. 1 c.p. nei confronti di 12 persone, imputate per truffa aggravata“. Lo rende noto una nota diffusa dalla Guardia di Finanza di Viterbo.

Ricordiamo che la normativa nazionale e regionale permette ai medici di esercitare privatamente la propria professione, ma per farlo sono vincolati da una precisa autorizzazione dell’ente di appartenenza.

L’esclusività del rapporto d’impiego è premiata da una specifica indennità, che va dai 1.065,00 e 1.421,00 euro mensili. In caso di svolgimento della libera professione i medici sono invece tenuti a versare all’ente di appartenenza una percentuale di quanto riscosso per l’attività libero-professionale intramuraria (Alpi).

Inoltre la Legge 412/91 sancisce che l’autorizzazione concessa da parte dell’Asl debba riguardare la professione esercitata presso studi medici privati, e non all’interno di ambulatori convenzionati con il Servizio sanitario nazionale, come appurato dalle attività di controllo.

Redazione Nurse Times

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