L’utilizzo del composto sugli animali ha rallentato la progressione della patologia. L’obiettivo dei ricercatori è quello creare, grazie a questa scoperta, un farmaco sicuro e attivo capace di rallentare o addirittura curare la sclerosi multipla. La sperimentazione sull’uomo potrebbe partire nel 2018.
La sclerosi multipla (SM), chiamata anche sclerosi a placche, è una malattia infiammatoria del Sistema Nervoso Centrale, ad andamento cronico e spesso progressivamente invalidante, caratterizzata dalla perdita progressiva e irregolare di mielina (sostanza lipoproteica che riveste i nervi eche permette una rapida e coordinata trasmissione degli impulsi nervosi da e verso il cervello). Nel mondo si stima vi siano circa 2,5 milioni di persone affette da SM. In Italia i casi sono orientativamente 52.000, con un’incidenza di circa 2000 nuovi casi all’anno. Il costo sociale annuo è altissimo e supera il miliardo e mezzo di euro. La malattia si manifesta per la prima volta tra i 15 e i 50 anni e colpisce due volte più le donne che gli uomini.
Nonostante i molti progressi fatti dalla ricerca scientifica, ad oggi non si conoscono cause specifiche che determinino lo sviluppo della patologia e non esiste una cura veramente efficace.
Uno studio recente, però, i cui risultati sono stati pubblicati sulle pagine della Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), sembrerebbe offrire ottime prospettive per il trattamento della Sclerosi Multipla. È stato messo a punto da un team di ricercatori del MedUni di Vienna che, coordinati dal professor Gernot Schabbauer e dal collega Christian Gruber, è riuscito a dimostrare in un modello animale l’efficacia di speciali peptidi vegetali, i ciclotidi. I ricercatori hanno scoperto che tali sostanze fungono da messaggero dell’interleuchina-2 e quindi influenzano il processo della divisione delle cellule T che agiscono come “killer” o cellule “helper” nella risposta del sistema immunitario umano. I ciclotidi possono essere isolati da tutte le principali famiglie di piante e rappresentano un gruppo di sostanze naturali ampiamente disponibile.
Dopo il trattamento nelle cavie, affette da SM, non vi è stato alcun ulteriore progresso dei classici segni clinici e questo fa ben sperare per l’eventuale futura messa a punto di un farmaco da sperimentare sull’uomo. Così ha spiegato il prof. Gruber, ricercatore capo presso il Centro di fisiologia e farmacologia MedUni:
“La somministrazione orale dell’agente attivo ha determinato un notevole miglioramento dei sintomi. Non c’erano ulteriori attacchi della malattia. Il composto potrebbe rallentare il decorso generale della malattia”.
I ricercatori MedUni di Vienna ed i colleghi della Freiburg University Hospital hanno depositato domande di brevetto in diversi paesi ed hanno precisato che l’obiettivo di questa collaborazione è quella di produrre un farmaco sicuro e attivo capace di rallentare o addirittura curare la sclerosi multipla.
Un trial clinico di fase I potrebbe prendere il via alla fine del 2018.
Alessio Biondino
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