Si chiama Paxman la nuova cuffia che promette di salvaguardare i capelli dei pazienti sottoposti a chemioterapia.
Infatti tra i tanti effetti di questa tipologia di cura vi è la caduta dei capelli dovuta all’atrofizzazione della radice del bulbo pilifero.
Creata in Gran Bretagna, Paxman è fatta con silicone morbido collegata a un impianto di refrigerazione.
Viene applicata prima, durante e dopo il trattamento. La cuffia abbassa gradualmente la temperatura del cuoio capelluto, limitando il flusso sanguigno. In questo modo il follicolo pilifero viene protetto, riducendo la possibilità di perdere i capelli.La cuffia ha già avuto successo con diversi farmaci di tipo chemioterapico. E la sua efficacia è stata valutata al 60%.
Il problema potrebbe apparire secondario, ma in realtà è di primaria importanza per la salute psico-fisica del paziente. In un momento di insicurezza e fragilità generale, legato alla non facile convivenza con una malattia invasiva, l’individuo percepisce ogni ‘trasformazione’ – in questo caso la perdita, seppur temporanea, dei capelli – come un trauma. Ridurre al minimo questo particolare disagio significa dunque migliorare la fiducia in se stessi dei pazienti, e stimolare atteggiamenti positivi verso la terapia.
L’Ospedale di Carpi sarà il secondo in Italia, dopo quello di Avellino a dotarsi, con il sostegno dell’Associazione malati oncologici, di questo sistema sviluppato in Gran Bretagna. Il costo è di30 mila euro e il caschetto hi-tech evita nel 50-70% dei casi che il paziente sottoposto alla cura contro il tumore perda tutti i capelli, uno dei contraccolpi psicologici più forti durante la malattia.
La cuffia nata per amore – L’invenzione fu sviluppata da Glenn Paxman, membro di una famiglia di imprenditori di Manchester che negli anni ’50 aveva sviluppato un sistema per il raffreddamento della birra. La moglie del figlio del fondatore, infatti, si ammala di tumore al seno. E il consorte Glenn, aiutato dal padre Eric e dal fratello Neil, decide di investire tutta la propria conoscenza nel campo dei sistemi di raffreddamento per plasmarli e renderli utili ai malati di tumore che devono sottoporsi alla chemioterapia. Stando vicino alla moglie malata, Glenn si rende conto ben presto di quanto sia difficile accettare, soprattutto per una donna, la perdita dei capelli durante i trattamenti chemioterapici. Un dolore che lui vuole riuscire ad evitare a chi soffre già per una malattia grave. La moglie diventa la prima donna a sperimentare la ‘cuffia’, anche se su di lei lo strumento, ancora ‘primitivo’, non sortisce l’effetto sperato. Dopo alcuni mesi la malattia, inesorabilmente, strappa a Glenn l’amore della moglie per la quale ha tanto lottato. Ma, ormai, la famiglia ha segnato la propria storia.
Dopo diversi studi e ricerche, nel 1997, la Paxman produce il primo prototipo ufficiale della ‘cuffia’ che viene installata presso la Huddersfield Royal Infirmary. Il sistema di raffreddamento del cuoio capelluto, in Gran Bretagna, è usato in più di mille strutture. La ‘cuffia’ è stata installata anche in alcuni ospedali di Svizzera, Francia, Germania e Giappone. L’équipe della Medicina Oncologica diretta da Fabrizio Artioli studia il sistema e con il coordinamento infermieristico di Angela Righi e in collaborazione con l’Associazione Malati Oncologici (AMO), decide di acquistare una cuffia hi-tech per il reparto di oncologia dell’Ospedale di Carpi. “Esistono molti rimedi per nascondere agli altri la perdita di capelli dovuta alla chemioterapia – afferma Franca Pirolo dell’Associazione malati oncologici di Carpi -. A occhi esterni la perdita temporanea dei capelli potrebbe sembrare il male minore ma chi ha vissuto questa esperienza sa che non è affatto così. Soprattutto per le donne”
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