“Come per qualsiasi altro titolo accademico, in un Paese in cui “dottore” è un appellativo che non si nega a nessuno, la laurea in infermieristica può non avere alcun valore, oppure attestare che siano stati fatti studi seri e importanti; mi sembra molto verosimile che avere più infermieri preparati riduce moltissimo la mortalità dei pazienti. L’infermiere è un lavoratore che può essere prezioso per la nostra salute, se si dedica al suo lavoro con spirito di sacrificio, altruismo e competenza. Importante è anche il rapporto umano, psicologico, per fare in modo che il malato non perda la voglia di vivere”. Queste sono le parole di un artigiano del giornalismo, televisione, letteratura, cinema, bravo soprattutto a capire e valorizzare il talento degli altri. Cesare Lanza parla degli infermieri in un’intervista per Nurse Times.
Parlando delle sue esperienze personali, il giornalista racconta di essere stato assistito alcune volte da infermieri: “debbo dire che l’efficienza è SEMPRE stata più gentile e concreta di quella dei medici. E certamente affiderei un parente/caro ad un infermiere, sempre dopo aver preso informazioni accurate, come faccio abitualmente quando ho bisogno di un medico, di un idraulico, di un avvocato o di un muratore. Aggiungo che per alcune categorie di lavoratori (ad esempio, i meccanici e i dentisti!) nutro purtroppo pregiudizi e diffidenza: per gli infermieri, no”.
Cesare Lanza con difficoltà prova a lanciare un appello ai politici italiani affinché vengano sbloccate le assunzioni nella sanità pubblica per poter migliorare il sistema salute: “Certamente posso. Ma non credo … o meglio quanti ancora credono che la nostra classe politica sappia raccogliere gli appelli della gente comune?”
Nel ringraziarlo a fine intervista, raccogliamo un ultimo consiglio che il sig. Lanza rivolge a tutti gli infermieri: “Torno a raccomandare l’aspetto del rapporto umano: compatibilmente con gli impegni, è importante essere attenti e affettuosi verso gli infermi, quasi sempre depressi, sfiduciati e indotti a considerarsi trascurati o addirittura dimenticati, nei loro letti di dolore. Ma tengo a precisare che le mie esperienze sono state positive, in ospedale e in clinica con gli infermieri mi sono sentito uno di casa (con i medici, più raramente)”.
Savino Petruzzelli
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