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Catetere vescicale da evitare, perché?

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Catetere vescicale da evitare, perché?
immagine da pixabay
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Un nuovo studio ha calcolato che tra il 5 e il 12 % dei pazienti ricoverati nelle strutture ospedaliere, nelle cliniche di lungodegenza o nelle case di riposo è interessato da infezioni nosocomiali. Fra queste, quelle alle vie urinarie sono a maggiore incidenza (30-40%). Nel 60-80% dei casi, riferisce lo studio, si tratta di infezioni alle vie urinarie correlate al catetere vescicale (IVU-CCV).

Lo studio è stato condotto dal professore e infermier Luca Giuseppe Re (ASST Niguarda), dalle infermiere Cecilia Colombo e Maya Di Marco (Ospedale Maggiore Policlinico Fondazione IRCCS Ca’ Granda di Milano), dell’Università degli Studi di Milano.

La ricerca spiega come il 15-25% dei pazienti durante il ricovero viene sottoposto a cateterizzazione vescicale. Le IVU-CCV sono sempre più riconosciute come una significativa fonte di morbilità iatrogena evitabile e impongono un onere finanziario al sistema sanitario in termini di trattamento e durata del ricovero. Sebbene i tassi di mortalità diretta da IVU-CCV siano bassi (0,1%) rispetto alle altre infezioni nosocomiali, vi è un elevato rischio cumulativo di mortalità indiretta (0,7%).

Lo studio tende a dimostrare come la migliore forma di prevenzione sarebbe quella di evitare l’utilizzo del catetere vescicale per un paziente che non ne ha bisogno e, nel caso si renda necessario il presidio, occorrerebbe rimuoverlo appena possibile.

La ricerca ha sondato molti approcci d’intervento per prevenire le IVU-CCV. Sebbene siano numerosi gli studi che valutano altrettanto numerose strategie di prevenzione, l’applicazione degli interventi raccomandati varia considerevolmente.

“Inoltre, nonostante gli infermieri siano responsabili dell’inserimento e gestione del catetere vescicale, in letteratura emergono ancora conoscenze poco aderenti agli esiti desunti dalla ricerca contemporanea sull’argomento; ciò confligge con la presa d’atto che gli interventi infermieristici andrebbero guidati, oltre che dal giudizio clinico del professionista, anche dalle prove di efficacia correnti. In quest’ottica, lo studio si propone di valutare l’efficacia degli interventi attualmente implementati per prevenire l’insorgenza delle IVU-CCV” scrivono i ricercatori.

Lo studio dimostra come, in accordo con le raccomandazioni delle attuali linee guida, per prevenire le IVU-CCV anzitutto occorre evitare di effettuare di routine la cateterizzazione vescicale e considerare prima tutte le opzioni disponibili per un drenaggio delle urine efficace, che salvaguardi il comfort e tuteli la sicurezza del paziente.

Nel caso si renda necessaria la procedura, bisogna mantenere in situ il presidio per il minor tempo possibile ed eseguire una periodica valutazione rischi-benefici. Interventi promettenti ma meritevoli di ulteriori indagini per ridurre i tempi di permanenza sono rappresentati dai sistemi di promemoria, avvisi o ordini di stop

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