Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una giovane infermiera, che ha deciso di abbandonare la professione
Oggi è una brutta mattina!
Sono stanca e sto piangendo, sembra che tutto intorno a me si stia logorando lentamente, io non so più chi sono e cosa voglio.
Sono una giovane donna, che nella mia breve esperienza di vita ha studiato, conseguendo una laurea in infermieristica.
Tre anni di sacrifici, tre anni di notti insonne tra turni, esami da preparare, scadenze da rispettare!
Oggi sembra che la mia laurea valga meno di zero, che i miei diritti possano essere tranquillamente calpestati!
Sono una giovane infermiera che ha già deciso di lasciare questa professione.
La cosa mi fa male, poiché ho investito tempo e denaro per la mia formazione.
Vi spiego il perché di questa scelta: come già detto sono una dottoressa in infermieristica.
Quando arrivi in reparto devi fare anche l’OSS, siamo il riferimento di tutti i pazienti, ogni cosa passa dall’infermiere: dai dubbi, dalle domande dei medici, dalle domande e perplessità dei parenti.
Tutte le problematiche vengono “scaricate” sull’infermiere.
Eppure nel 2021 la maggior parte della popolazione, giovani o anziani, non sa che riceviamo una formazione universitaria, che frequentiamo un corso di laurea, e che le cure domestico alberghiere spettano al personale di supporto OSS.
Ieri durante il mio turno di mattina nel reparto nel quale sto prestando servizio come infermiera interinale, entrando in una stanza di due assistite abbastanza giovani, all’incirca sessantenni, mi sono sentita ringraziare per come stavo svolgendo la mia professione.
Ad un punto della conversazione una di loro esclama: “voi qui siete veramente bravi, perché una volta le infermiere si diceva fossero delle poco di buone, cattive e maleducate…”
Io rispondo “sa signora che io per essere qui ho dovuto conseguire una laurea”
La signora molto stupita esclama: “UNA LAUREAAAAA!!!??”
Ed ecco che in quel momento mi cade il mondo addosso. Non me la sento più di fare l’infermiera perché i “grazie” non pagano la spesa, con gli OSS che credono di essere in diritto di chiederti sempre aiuto.
E tu sei costretta a svolgere attività di non pertinenza infermieristica.
L’infermiere deve far tornare tutto prima della fine del turno! Non è ciò che volevo e credo e spero che non sia ciò che farò!
Molti diranno “ma durante il tirocinio che hai fatto, hai guardato le nuvole!”
Durante i tre anni di tirocinio ho galoppato a più non posso per portare a casa una buona valutazione, molto spesso con tutor incompetenti che non conoscono il loro ruolo di guida, non avevano cognizione delle attività di pertinenza degli studenti in infermieristica, ma lo facevano perché “si è sempre fatto così”. Io ho sopportato tanto e ho preso questa laurea, sono diventata dottoressa, ma ad oggi penso che abbia buttato via tre anni della mia vita!
L’università ti inculca che il giro letti spetta a te, il campanello è tuo, andando così a creare piccoli professionisti lobotomizzati per il bene del paziente.
Agli studenti che leggeranno queste parole dico: abbiate la forza di capire in tempo se siete in grado di sopportare le ingiustizie, perché nel vostro percorso ne subirete sempre, abbiate il coraggio di portare il cambiamento.
Io non riesco più a sopportare e non mi va di combattere contro i mulini a vento, mi auguro che i nuovi professionisti come me abbiano più coraggio e forza di me!
Ho il cuore colmo di rabbia e tristezza!
Cara collega, siamo profondamente dispiaciuti per sua decisione che rattrista anche noi. Da sempre lottiamo contro il precariato e contro la piaga del demansionamento infermieristico. Siamo però qui convinti che siamo noi stessi artefici del nostro futuro professionale. La invitiamo a rivedere la sua decisione per essere testimone e fautrice di questo cambiamento.
Redazione Nurse Times
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