Dopo il via libera della Conferenza Stato-Regioni, serve l’okay del Governo. Il governatore De Luca: “Svolto un lavoro straordinario”.
Governo della salute: via libera, ieri a Roma – a margine dell’ultima seduta della Conferenza Stato-Regioni – all’uscita della Campania dal regime commissariale. Un semaforo verde che giunge a distanza di due settimane da quello che, sul piano tecnico, era già scattato il 13 novembre scorso da parte dei ministeri dell’Economia e della Salute. Ora manca solo la ratifica finale della presidenza del Consiglio dei ministri, attesa entro Natale.
Vincenzo De Luca (foto) è insomma pronto a svestire i panni di commissario per tornare a svolgere unicamente il ruolo di presidente della Regione, con la necessità di indicare un assessore al ramo. Passaggio politico e tecnico, quest’ultimo, non scontato, in quanto il governatore campano ha sempre detto di voler avocare a sé la delega alla Sanità.
«Per noi è un obiettivo di immenso valore – ha detto De Luca –. Abbiamo fatto un lavoro straordinario di risanamento finanziario e di avanzamento dei livelli essenziali di assistenza. La caratteristica fondamentale di questo lavoro è che abbiamo risanato i bilanci delle Asl senza tagliare, ma anche accrescendo i livelli essenziali di assistenza. Un lavoro enorme, che conferma che la Campania si propone come modello di un altro Sud, fatto di concretezza, rigore spartano, trasparenza e capacità amministrativa».
Il percorso triennale di consolidamento dei livelli essenziali di assistenza, che solo dal 2018 hanno iniziato a camminare nel solco della sufficienza, è del resto solo all’inizio. L’intesa Stato-Regioni sul Patto per la salute sblocca anche le assunzioni di personale: possibili subito 2mila nuovi ingressi per medici e 5mila infermieri.
La fumata bianca della Conferenza Stato-Regioni – impegnata con il ministro della Salute, Roberto Speranza, a sciogliere gli ultimi nodi del Patto della Salute – è stata anticipata ieri mattina da Donato Toma, presidente della Regione Molise, che ha presieduto la seduta fissata nel pomeriggio: «La situazione e abbastanza chiara, abbiamo discusso, ma velocemente. Le carte sono molto eloquenti».
Le carte dicono che la Campania, per il sesto anno consecutivo, conferma il pareggio dei conti di Asl e ospedali (l’unica azienda in deficit è la Napoli 1, per circa 78 milioni di euro, compensati da avanzi di amministrazione degli altri) e paga i fornitori entro un mese dalla emissione delle fatture, facendo meglio delle più blasonate Regioni del Nord. Anche sul fronte dei Lea (livelli essenziali di assistenza), dopo quasi un decennio di profondo rosso (da quando è scattato il Piano di rientro), la Campania è tornata sopra il livello della sufficienza (fissata a 160), passando dai 153 punti del 2017 ai 170 del 2018, con un trend attestato per il 2019 a quota 183.
Ma se andiamo a vedere la media di voti assegnati, negli ultimi otto anni e fino al 2017, come documenta uno studio della Fondazione Gimbe pubblicato ieri dal Sole 24 Ore, la Campania è confinata all’ultimo posto in Italia. È lo stesso Nino Cartabellotta, presidente Gimbe, però ad ammettere: «Dal 2017 al 2018 la Campania (quando De Luca è diventato commissario, ndr) ha fatto un ottimo recupero. La nostra è una analisi pluriennale sulle regioni ordinate per adempimenti cumulativi nella media degli ultimi otto anni. La Campania era ultima, ora è migliorata ed è andata sopra la sufficienza».
Va qui sottolineato che la Campania è fuori dal commissariamento, ma resta in Piano di rientro per un triennio, secondo il percorso di fuoriuscita tracciato a suo tempo della originaria norma che nel 2009 (la Legge 191) regolamentava i piani di rientro. La svolta si colloca intanto nello snodo di un acceso confronto in corso sul nuovo Patto per la salute. Qui si ragiona sul riparto delle risorse della torta nazionale dei finanziamenti per la sanità (116 miliardi) e sui commissariamenti prossimi venturi per inadempienza sui Lea. Una partita fondamentale, che incrocia i nuovi parametri di valutazione della qualità delle cure, che scatteranno il prossimo gennaio. Su entrambi i fronti il governatore della Campania è pronto a dare battaglia.
Non si può parlare di buon uso delle risorse e di sviluppo e riqualificazione delle rete dell’assistenza – è il ragionamento di De Luca – se non si viene prima a capo della madre di tutte le iniquità tra Nord e Sud. Nel 2017 la Campania ha fatto registrare una spesa pubblica pro capite per la salute di 1.723 euro per cittadino, rispetto a un valore medio nazionale di 1.866. La spesa pubblica in Campania è quindi la più bassa d’Italia, a fronte di una popolazione che è terza dopo Lombardia e Lazio. La gestione ordinaria, che è ormai vicina, deve insomma fare i conti sul riequilibrio delle risorse.
Il secondo nodo sono i nuovi Lea, nuove soglie e indicatori che scatteranno a gennaio 2020. È il cosiddetto “nuovo sistema di garanzia”, a cui la griglia Lea dovrebbe cedere il passo. «Se il nuovo strumento è stato sviluppato per meglio documentare gli adempimenti regionali – dice Cartabellotta -, è però necessario utilizzarlo per rivedere i piani di rientro e permettere al ministero di effettuare “interventi chirurgici”, selettivi sia per struttura sia per indicatore, evitando di paralizzare con lo strumento del commissariamento l’intera Regione». Dalla Regione, però, fanno sapere: “Il nuovo sistema di garanzia è così complesso che abbiamo difficoltà a simulare sul 2017 e sul 2018 i risultati. In ogni caso saremmo sopra il livello minimo (il 60%) per due parametri su tre».
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Mattino
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