Fino a qualche anno fa, le cadute accidentali in ambiente ospedaliero erano eventi avversi, che restavano nell’anonimato. Negli ultimi tempi, la questione è emersa con l’aumento esponenziale delle denunce da parte dei pazienti.
Le persone che cadono la prima volta, presentano un rischio elevato di cadere nuovamente durante lo stesso anno e possono riportare, come conseguenza del trauma, danni anche gravi, fino a giungere, in alcuni casi, alla morte.
Lo strumento migliore, per prevenire il rischio di caduta del paziente, è documentarsi sull’argomento, conoscere le azione mirate e correggere eventuali criticità nel proprio setting assistenziale.
È possibile classificare le cadute in:
– accidentali, ovvero determinate da fattori ambientali (es. scivolamento sul pavimento bagnato)
– imprevedibili, considerate le condizioni fisiche del paziente (es. improvviso disturbo dell’equilibrio)
– prevedibili per fattori di rischio identificabili della persona (es. paziente disorientato, con difficoltà nella deambulazione).
La responsabilità dell’infermiere è effettuare una valutazione del rischio di caduta, nel momento in cui l’utente accede nell’unità operativa, con le apposite scale di valutazioni (es. scala di Conley).
Se il paziente non è a rischio cadute, si informa lo stesso di eventuali criticità; se il paziente invece è a rischio caduta, si applicano interventi mirati e personalizzati, con il conseguente aumento della sorveglianza sullo stesso.
La valutazione del rischio segue l’intero percorso dell’ammalato, non è limitato solo all’accesso dell’utente.
L’assistito, a seguito di caduta improvvisa, invece, richiede da parte degli operatori una valutazione delle condizioni e un trattamento immediato. E’ necessario, quindi, che tutto il personale, sanitario e non, secondo le proprie competenze professionali, sia preparato per affrontare una situazione di emergenza-urgenza. Poiché il paziente caduto è da ritenere a rischio di ulteriore caduta, è necessario, infine, che tutto il personale di assistenza attivi ed incrementi l’osservazione ed il monitoraggio e contribuisca ad individuare e ad attuare interventi volti ad ridurre i fattori di rischio modificabili.
L’evento va segnalato, compilando un apposito modulo, sia dal personale infermieristico sia dal personale medico in servizio al momento dell’accaduto, al fine di prevenire e contenere il rischio.
Va evidenziato in questo contesto, che i mezzi di contenzione meccanica possono provocare, invece, effetti indesiderati psicologici nonché fisici diretti ed indiretti. E’ necessario, pertanto, identificare con cura i bisogni di sicurezza espressi dal paziente, basati sul suo livello di funzione psico-fisica e sulla storia comportamentale trascorsa. La contenzione deve essere applicata limitatamente ai casi strettamente necessari, sostenuta da prescrizione medica.
La prevenzione deve essere un obiettivo reale e perseguito da ognuno di noi.
Gli intellettuali risolvono i problemi; i geni li prevengono
(Albert Einstein)
Michele Fighera
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