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Brescia, umiliavano gli ospiti di una residenza per disabili: divieto di avvicinamento per 5 oss

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Brescia, umiliavano gli ospiti di una residenza per disabili: scatta il divieto di avvicinamento per 5 oss
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Determinanti le telecamere installate nella Rsd Giuseppe Seppili dai carabinieri del Nas, che dimostrerebbero 80 episodi di violenza fisica e morale.

Cinque operatori socio-sanitari sanitari sono stati raggiunti dalla misura del divieto di avvicinamento alle persone offese. Si tratta di dipendenti Rsd (residenza sanitaria disabili) Giuseppe Seppili di Brescia, che si occupa dell’accoglienza a persone disabili. Sono accusati di maltrattamenti.

Determinanti le telecamere installate dai carabinieri del Nas, che dimostrerebbero 80 episodi di violenza fisica e morale, sotto forma di ingiurie e umiliazioni nei confronti degli ospiti della struttura. Emergono anche gravi casi di noncuranza: le operazioni di igiene talvolta erano volutamente eluse e rimandate anche di giorni.

Una “impressionante serie di atti umilianti, capaci di instaurare un regime di vita penoso nei confronti di individui bisognosi di assistenza negli atti della vita quotidiana”. Queste le parole usate dal gip del Tribunale di Brescia, Angela Corvi, nell’ordinanza che che ha accolto la richiesta del pubblico ministero Lisa Saccaro.

Nei virgolettati riportati dall’Ansa e relativi alla stessa ordinanza si legge ancora: “Si tratta di atti posti in essere da soggetti che avrebbero dovuto curare, accudire, nutrire le persone offese, anziché approfittare apertamente della loro condizione inerme e della incapacità di difendersi o chiedere aiuto. Atti che avevano l’effetto di sminuire o di negare la personalità delle vittime, trattandole come essere inferiori, a causa della loro disabilità fisica o psichica”.

L’inchiesta era nata da una segnalazione partita dai vertici della stessa struttura pubblica e collegata agli Spedali Civili di Brescia, allorché erano stati notati segni di lesioni alla testa su una signora disabile allettata, che da sola non avrebbe potuto farsi del male in quel modo. “Abbiamo provveduto ad avvisare i Nas e a chiedere che fossero condotte indagini a tutela dei nostri ospiti”, spiegano dall’ospedale.

“I dialoghi e le immagini captate nel pur breve periodo di osservazione – si legge sempre nell’ordinanza – dimostrano come gli indagati abbiano sistematicamente insultato, minacciato, trattato a male parole pazienti e non abbiano dimostrato il benché minimo rispetto per la loro dignità personale, rivolgendosi a costoro con termini assolutamente irriguardosi”.

Per chi indaga i cinque operatori socio sanitari “si sono letteralmente presi gioco dei malati, facendo leva sulla loro fragilità e sulla incapacità di comprendere pienamente e di difendersi dalle umiliazioni patite, si sono apertamente disinteressati del loro benessere, negando e ritardando trattamenti di accudimento primari o maneggiando il loro corpo inerme con particolare rudezza”.

Una paziente era presa di mira da un operatore “pronunciando il termine ‘mongo’, affinchè la donna affetta da disabilità aggiungesse ‘loide’, a comporre la parola ‘mongoloide’, che la donna veniva costretta a rivolgere a se stessa”. In un altro caso uno degli operatori indagati “si compiace per aver fatto sbattere la testa al paziente il giorno prima e al collega dice: ‘occhio a non farle sbattere la testa di nuovo; magari la vizi, una botta al giorno per un mese'”.

Scrive inoltre il gip: “E evidente che, se lasciati liberi di continuare a esercitare le loro mansioni, costoro continueranno a sfogarsi sui pazienti, perseverando nella condotta maltrattante”. Le indagini all’interno della Rsd bresciana sono durate un mese. “La collaborazione dei vertici è stata preziosa”, assicurano gli inquirenti.

“I cinque coinvolti – si aggiunge – sono mele marce in una struttura ottima, in cui la maggior parte degli operatori lavora in modo impeccabile”.  Gli Spedali Civili assicurano che “dal marzo dello scorso anno erano già stati spostati i cinque operatori socio sanitari indagati”, e contemporaneamente manifesta “vicinanza a tutti gli ospiti della struttura e alle loro famiglie e a tutti gli altri operatori che, come sta emergendo dalle indagini, hanno dimostrato e continuano a dimostrare grande umanità e professionalità nel prendersi cura degli ospiti ogni giorno”.

Redazione Nurse Times

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