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Brescia, muore dopo 31 anni di stato vegetativo: il commovente ricordo dei genitori

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È morto dopo uno stato di coma durato oltre 31 anni Ignazio Okamoto, vittima di un incidente automobilistico che ha cambiato per sempre la sua vita e quella dei propri famigliari.
Era rimasto gravemente ferito in seguito ad uno scontro avvenuto nella notte tra il 19 e 20 marzo del 1988 nei pressi di Nogarole Rocca, in provincia di Verona.


Il padre Hector, messicano di origini giapponesi, ha voluto divulgare la notizia del decesso per rendergli onore. Aveva rinunciato al lavoro subito dopo la disgrazia per poter assistere continuamente il giovane.


“Era necessario, non potevamo assumere un infermiere e abbiamo scelto di non lasciarlo in una struttura”, racconto il padre ai microfoni de “Il Corriere della Sera”.


“Non eravamo preparati, ma sono diventato cuoco, infermiere e anche fisioterapista per mio figlio. I primi anni sono stati molto duri, la vita ci è cambiata completamente. Non so dirle quanto si accorgesse di ciò che accadeva attorno al suo letto, ma segni di reazione ne ha sempre avuti. All’inizio lo pregavo di non piangere, gli dicevo ‘Ignazio, ho bisogno che tu sia coraggioso’ e lo è stato”.

Attraverso le parole ed i ricordi dei genitori è possibile comprendere quanto amore abbiano provato per il proprio figlio nonostante le condizioni non ottimali nel corso di questi anni: 
“Ma a me bastava che mio figlio mi sorridesse. Forse non l’ha mai fatto davvero, ma lo vedevo sereno, e mi bastava. Ce ne siamo accorti in ospedale e rischiando abbiamo firmato per togliergli la tracheotomia. Siamo riusciti ad alimentarlo fino alla fine”. 


I due hanno fornito ulteriori interessanti particolari al loro racconto: “Noi abbiamo fatto ciò che per noi era naturale, ce lo sentivamo dentro: volevamo che nostro figlio restasse in casa, siamo riusciti ad accudirlo prima con l’aiuto della Caritas, poi con i volontari, ma porto il massimo rispetto per chi ha deciso di percorrere strade diverse”. Al funerale di Ignazio ha partecipato anche Alessandro, il ragazzo che guidava l’auto in quella tragica notte e che ha sempre pregato per un suo risveglio.

Simone Gussoni

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