Il Pronto Soccorso Med, pensato per ridurre le liste d’attesa e fornire assistenza in tempi brevi agli Spedali Civili di Brescia, si appoggia al privato per curare le urgenze minori. Un altro passo verso la privatizzazione della sanità pubblica.
Agli Spedali Civili di Brescia è arrivato il Pronto soccorso “dei privati”. Per ridurre le liste d’attesa e fornire assistenza in tempi brevi, infatti, dal 18 maggio scorso la città lombarda ha deciso di appoggiarsi al privato, seguendo l’esempio di Roma, Torino e Milano.
Il Pronto Soccorso Med – questo il nome della struttura – è aperto, rigorosamente a pagamento, solo a pazienti non “abbastanza gravi”, specificano i promotori dell’iniziativa. Saranno quindi curate le urgenze minori, ma con necessità di valutazione specialistica in tempi rapidi, come sospette polmoniti, flebiti o trombosi venose profonde.
Una scelta in controtendenza rispetto alla sbandierata volontà politica di tutelare la sanità pubblica dall’aggressione di quella privata. Non a caso, come sottolinea il Blog del Fatto Quotidiano, Brescia è in testa nel processo di privatizzazione dei servizi sanitari. Dalla metà degli anni Novanta al 2018 i posti letto pubblici sono stati più che dimezzati e, nello stesso arco temporale, i posti letto privati sono considerevolmente aumentati.
Ormai sono le stesse strutture pubbliche che cedono davanti agli interessi privati, spinti dallo scopo di lucro e forti delle inefficienze della sanità pubblica. Un processo in atto con la complicità della Regione Lombardia, che autorizza, dietro corrispettivo, ogni tipo di prestazione sanitaria in capo a soggetti privati.
Se poi si aggiunge che oltre metà dei trasferimenti statali alle Regioni finisce nelle tasche dei privati, ecco che ci si rtirova di fronte a un paradosso: più risorse pubbliche si trasferiscono alla sanità, più si rafforzano i privati. Il tutto mentre il potenziamento delle strutture territoriali (ospedali e case della comunità), previsto dalla Mission 6 del Pnrr dopo la crisi pandemica, resta ancora ferma al palo.
Redazione Nurse Times
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