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Sono numerose le tesi di laurea che quotidianamente arrivano all’attenzione della nostra redazione ([email protected]).
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Presentiamo la tesi della dott.ssa Arianna Citti laureatasi presso l’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma.
Gentile Direttore di NurseTimes,
vorrei presentarLe il mio lavoro di tesi, ho deciso di parlare di un argomento ancora poco conosciuto, ma in realtà molto utilizzato prima e durante la pandemia covid-19. Ho eseguito una revisione della letteratura con l’obiettivo di capire quale fosse il metodo migliore nella gestione delle cannule al fine di ridurre il rischio infettivo a cui il paziente è sottoposto.
Introduzione
L’Extracorporeal membrane Oxygenation (ECMO) è una tecnica che supporta le funzioni vitali tramite la circolazione extracorporea. Fornisce assistenza respiratoria e circolatoria, ha lo scopo di aumentare l’ossigenazione nel sangue, riducendo i valori ematici di anidride carbonica (CO2), aumentando la gittata cardiaca mantenendo costante la temperatura corporea del paziente. È una tecnica altamente invasiva e viene utilizzata, con l’ausilio di un macchinario, a seguito dell’inefficacia di terapie convenzionali.
Obiettivo
Analizzare e descrivere le migliori strategie nella gestione delle medicazioni delle cannule ECMO e identificare il ruolo, le competenze e le responsabilità dell’Infermiere nel prevenire il rischio infettivo a cui il paziente è sottoposto.
Materiali e Metodi
È stata eseguita una revisione della letteratura in accordo con la metodologia Prisma, utilizzando il metodo PIO, si è provveduto a identificare quali fossero gli studi pubblicati di interesse sull’argomento. Le parole chiave: catheter-related infections, prevention, extracorporeal membrane oxygenation, dressing, nursing, sono state combinate tra loro attraverso l’uso di operatori booleani (AND, OR). Sono stati selezionati 111 articoli di cui in seguito ai criteri di ammissibilità precedentemente stabili sono stati individuati 9 articoli pertinenti corrispondenti ai criteri di ricerca. Inoltre, è stato fatto riferimento alle Linee guida ELSO più recenti (2020).
Risultati e Conclusioni
Dalla letteratura analizzata risulta essere fondamentale la prevenzione delle complicanze andando ad utilizzare pratiche efficaci al fine di ridurre il rischio di infezione.
Al fine di mantenere la sterilità del sito d’inserimento è importante effettuare l’antisepsi con clorexidina gluconata al 2% riducendo il cambio delle medicazioni fino a 7 giorni. Le medicazioni maggiormente utilizzate sono le medicazioni trasparenti che permettono di visualizzare il sito d’inserimento della cannula permettendo di rilevare in modo precoce segni di flogosi localizzata, con tampone impregnato di clorexidina al 2% in quanto questo antisettico riduce la carica batterica, indispensabile per prevenire il rischio di infezione correlato alle cannule ECMO.
Le cannule devono essere fissate in almeno due punti per evitare il dislocamento, la messa in sicurezza della linea, infatti, è una priorità assoluta al fine di evitare emergenze potenzialmente letali. In conclusione, sono presenti innumerevoli lacune riguardanti la gestione delle cannule ECMO e le linee guida ELSO non risultano essere dettagliate. Vi è una discordanza nelle procedure utilizzate in tutto il mondo. L’infermiere è la figura che opera con competenza nell’ambito della terapia intensiva eseguendo tutte le procedure atte a migliorare il comfort del paziente. Durante la medicazione delle cannule ECMO ricopre un ruolo specifico, identificando un eventuale rischio infettivo a cui il paziente è sottoposto. L’utilizzo sempre più frequente dell’ECMO terapia giustifica una ricerca mirata per sviluppare best practices per gli operatori sanitari che lo gestiscono.
Arianna Citti
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